domenica 20 luglio 2008

V2-Day. Il fascismo dell'informazione




Il 25 Aprile circa due milioni di persone si sono riversate nelle piazze di 400 città italiane per partecipare al secondo V-Day per una libera informazione in un libero Stato, su iniziativa del comico Beppe Grillo. Il primo giorno sono state raccolte oltre 500'000 firme, che adesso sono arrivate a 1 milione 500 mila, per chiedere tre referendum abrogativi:
1)Abolizione dell’Ordine dei giornalisti istituito nel 1925 da Benito Mussolini, che impone agli aspiranti giornalisti di passare attraverso il vaglio di una commissione per poter essere considerati tali. Questo diceva il secondo Presidente della Repubblica, Luigi Einaudi, riguardo l’albo dei giornalisti : " L’albo obbligatorio è immorale, perché tende a porre un limite a quel che limiti non ha e non deve avere, alla libera espressione del pensiero. Ammettere il principio dell’albo obbligatorio sarebbe come un resuscitare i peggiori istituti delle caste e delle corporazioni chiuse, prone ai voleri dei tiranni e nemiche dei giovani, dei ribelli, dei non conformisti".
2)Abolizione del finanziamento pubblico all’editoria (quasi 1 miliardo di euro all’anno).
3)Abolizione del Testo Unico Gasparri sul sistema radio televisivo, che permette ad un privato di possedere tre reti (es: Canale5, Italia1, Rete4) e alza il tetto massimo del paniere pubblicitario consentito, garantendo introiti da capogiro e sottraendoli alla carta stampata. Inoltre consente a Rete4 di continuare a trasmettere senza spostarsi sul digitale, come invece stabilito da una regolare gara pubblica vinta da Europa 7, nel Luglio 1999, che impone a Rete 4 di lasciare libere le proprie frequenze in favore dell’emittente televisiva di Francesco Di Stefano. I governi che si sono succeduti dal ’99 a oggi si sono completamente disinteressati al caso “Europa 7”, mentre il povero Di Stefano, dopo aver speso parecchi milioni di euro per i palinsesti, si vede negare il suo diritto di trasmettere su tutto il territorio nazionale, nonostante le sentenze della Corte Costituzionale e della Corte di Giustizia Europea intervenute in suo aiuto.
L’Italia, per non aver rispettato la sentenza della Corte di Giustizia Europea, è stata messa in mora e sarà costretta a pagare 300 mila euro al giorno di multa, retroattivamente da Giugno 2006, se non si allineerà con le normative europee.
Ovviamente tutto questo è passato inosservato in Italia, per colpa di un’informazione in mano ai gruppi economici e ai partiti. All’estero invece la cosa è stata messa bene in evidenza, perché gli europei temono che ciò che avviene in Italia possa, tra non molto, accadere da loro. La reclame della tv pubblica svedese andata in onda nel 2005, infatti, inizia con una breve sequenza di diapositive su Silvio Berlusconi e sulle scritte in sovrimpressione si legge: "Silvio Berlusconi controlla il 90% dei canali televisivi nazionali in Italia. Nel 2001 è diventato Primo Ministro dopo una massiccia campagna elettorale. Subito dopo ha dichiarato che si sarebbe impegnato a vendere uno dei suoi canali. Invece ha modificato la legge. Televisione svedese, televisione libera". Un'altra bella figura internazionale.
Proprio questo è stato al centro delle forti critiche mosse dal comico genovese Beppe Grillo, promotore dell’iniziativa “V2-Day, libera informazione in libero Stato”.
Infatti, il sistema dell’informazione è composto principalmente da giornali e televisioni. Per quanto riguarda quest’ultime, è scontato dire che tre reti appartengono ad un singolo privato, oltretutto entrato in politica ("sceso in campo") in barba alla legge del ’57 che vieta ad un proprietario di concessionarie statali, ad esempio le emittenti televisive, di candidarsi per le cariche pubbliche. Però, non tutti sanno che la RAI, che dovrebbe essere una tv libera e al servizio degli italiani, è totalmente sottomessa al controllo dei partiti. Il consiglio di amministrazione della RAI è eletto dal Parlamento, che assegna le poltrone del Cda ai funzionari di partito anziché agli artisti e agli intellettuali. Per questo motivo la RAI è piegata alla volontà del governo di turno che, avendo la maggioranza in Parlamento, può schierare nelle file degli amministratori delegati cinque uomini su nove di proprio gradimento. Se dovesse capitare che la persona che già possiede tre emittenti tv diventasse Premier, potrebbe avere in pugno addirittura sei canali nazionali. Armi infallibili e molto più pericolose di quello che si pensa. Non vi fidate?
Il 27 e il 28 Aprile si è tenuto a Roma il ballottaggio tra i candidati sindaci Francesco Rutelli per il centrosinistra e Gianni Alemanno per il centrodestra. Su quale tema si sente forte Alemanno e il centrodestra in generale ? quello della sicurezza. Ed ecco che il Tg 5 apre le edizioni del giornale con cinque notizie di violenza, stupri, rapine e aggressioni nella capitale, con tanto di interviste ad Alemanno e ad altri esponenti del centrodestra. Mai successo che un Tg iniziasse la propria edizione con così tante notizie di sangue e cronaca nera. Anche perché spesso, se non si tratta di omicidio, la notizia rimane nella cronaca locale.
In questa maniera gli italiani possono convincersi che la soluzione all’improvvisa quanto fittizia esplosione di violenza la tengano nascosta da qualche parte Alemanno & Company, e che questi eroi tireranno fuori il presunto “asso nella manica” non appena eletti. Ma non è affatto così. E la spiegazione è molto semplice.
La sicurezza è scomparsa in Italia non per colpa del buonismo della sinistra, come afferma qualche disinformato, ma a causa di venti anni di attacchi alla magistratura e alla macchina della giustizia. Le leggi varate prima da Craxi, poi da Berlusconi e mantenute intatte da Prodi, hanno reso quasi impossibile finire in prigione o addirittura arrivare al termine del processo prima che scatti la prescrizione del reato. Ecco un breve elenco:
La legge Simeoni scritta da due deputati, uno di centrodestra e uno di centrosinistra, rende quasi impossibile mandare in prigione una persona ritenuta pericolosa dal giudice, se questa ha ricevuto una condanna inferiore ai tre anni di detenzione; la legge ex Cirielli accorcia i tempi della prescrizione; la legge Cirami permette all’imputato di chiedere lo spostamento del processo in altra sede per legittimo sospetto. Cioè, se l’imputato crede che i giudici abbiano pregiudizi nei suoi confronti può presentare una domanda di rimessione alla Corte di Cassazione per ottenere lo spostamento del dibattimento e il conseguente avvicinamento della prescrizione. Il problema più grande poi è che non è stato posto alcun limite al numero di richieste di trasferimento. Naturalmente di questa legge ne hanno approfittato immediatamente Berlusconi e Previti nel processo Sme-Ariosto, poco dopo averla approvata in Parlamento; la legge Pecorella impedisce al Pubblico Ministero di fare ricorso in Appello in caso di assoluzione dell’imputato nel processo di primo grado.
Anche l’indulto, grazie alla pessima informazione che riceviamo, è considerato una creatura della sinistra. Ma non è vero. O perlomeno, non del tutto. L’indulto, chiesto da Papa Giovanni Paolo II, è stato proposto dal Ministro della Giustizia e uomo-simbolo della casta politica Clemente Mastella e approvato dall’80% del Parlamento, con le lodevoli eccezioni dell’Italia dei Valori di Di Pietro e della Lega Nord del secessionista Bossi. Perché l’indulto e questa maggioranza schiacciante ad avallare la “proposta indecente”? Se ci fossero troppi carcerati basterebbe attivare le numerose prigioni già costruite e ancora inutilizzate. Perché non è stato fatto? E soprattutto perché tra i reati indultati figurano crimini per i quali nessuno è detenuto (es: reati contro la pubblica amministrazione, bancarotta, corruzione giudiziaria)? Semplicemente perché Cesare Previti, ex deputato di Forza Italia e avvocato del Cavaliere, è stato condannato per corruzione di giudici a sei anni di galera e aveva bisogno di uno sconto di tre anni per essere esentato dalla detenzione ed essere affidato ai servizi sociali. Poi, la moglie di Lamberto Dini, ex Presidente del Consiglio e attuale senatore, è stata condannata per bancarotta e con l’indulto potrà scontare la pena a casa. Infine, i banchieri e immobiliaristi cosiddetti “furbetti del quartierino” Ricucci, Fiorani e Consorte, legati ai partiti di ogni schieramento, grazie all’indulto godranno, in caso di condanna, di uno sconto della pena di tre anni.
Questo ammasso di leggi-vergogna sono state varate per lo più dal governo Berlusconi (eccetto l’indulto, di matrice mastelliana come abbiamo visto), insieme ad altre leggi come il Lodo Maccanico o la depenalizzazione del falso in bilancio (ma queste le ha fatte per se, per uso personale) e hanno contribuito a rendere l’apparato della giustizia lento e inefficiente.
Perciò, se in tv ci fossero giornalisti veramente liberi queste cose le avrebbero dette e molti creduloni non passerebbero intere giornate a dire che la destra è la sicurezza fatta persona mentre tutti gli altri sono deboli e “amici degli immigrati”, come spesso si sente dire in giro.
Non c’e’ molto di cui sorprendersi. Il leader del Popolo delle Libertà possiede tre televisioni e diversi giornali come Il Giornale, Panorama e Il Foglio, e ovviamente ne approfitta.
Chiusa la parentesi sulla televisione, ora passiamo ai giornali. Argomento molto più interessante del precedente, dato che il nostro Liceo fa parte di un progetto che ci garantisce la consegna settimanale di numerose copie de Il Corriere della Sera, Il Tempo e de Il Sole 24 Ore.
Partiamo dal finanziamento pubblico. I quotidiani italiani ricevono, fino a poco fa a nostra insaputa, circa 1 miliardo di euro all’anno di finanziamenti presi dalle nostre tasse. Ci si aspetterebbe che almeno curino i nostri interessi, dato che sono mantenuti da noi. Invece no. Basta andare a guardare chi sono i proprietari dei giornali per capire a quali interessi sono piegati i quotidiani.
Occupiamoci dei quotidiani più importanti d’Italia considerati liberi: Il Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa, Il Sole 24 Ore. Infine ci dedicheremo a L’Unità, Il Riformista e Il Foglio.
Il Corriere della Sera, che ogni settimana troviamo sui banchi di scuola, riceve 25 milioni di euro di finanziamento pubblico all’anno. Il direttore si chiama Paolo Mieli. Il quotidiano appartiene a Rcs mediagroup e i più grandi azionisti sono Pirelli, Mediobanca, Tod e Intesa San Paolo. Il Corriere perciò è in mano alla Confindustria e all’Abi, l’associazione bancaria italiana.
Vediamo La Repubblica, altro giornale che ogni tanto leggiamo a scuola. Appartiene al gruppo L’Espresso di Carlo De Benedetti, industriale e finanziere ex vice-presidente del famigerato Banco Ambrosiano, al centro di un grosso scandalo negli anni ‘80. La Repubblica ottiene ogni anno 12 milioni di euro di contributi statali e il direttore si chiama Ezio Mauro.
La Stampa è di proprietà del gruppo Fiat e ogni anno incassa 7 milioni di euro come contributo statale. Il direttore è Giulio Anselmi.
Il finto liberista Sole 24 Ore, anche questo nel progetto scuola-giornale, ottiene ogni anno 18 milioni di euro di aiuto statale ed è in mano alla Confindustria. E ci credo che a scuola ce lo danno gratis, lo abbiamo già pagato con le nostre tasse!Proprio molto liberista. Ed essendo della Confindustria appoggia la legge 30/Maroni (erroneamente chiamata legge Biagi*)che ha elevato il numero dei lavoratori precari a 5 milioni. Il direttore è dal 2005 Ferruccio De Bortoli.
Ci sono anche alcuni giornali minori che ricevono soldi pubblici come Il Foglio, di proprietà della famiglia Berlusconi e diretto dall’anti-abortista e bugiardo dichiarato* Giuliano Ferrara, che incassa 3 milioni e mezzo l’anno.
Poi c’e’ L’Unità, con 7 milioni di euro, diretta da Antonio Padellaro e vicina alla corrente dei Ds, ora scioltisi nel Partito Democratico. L’Unità è quel quotidiano che stampa 120 mila copie al giorno pur sapendo che le vendite non superano le 60 mila. Con questa tecnica riesce ad ottenere un rimborso per le 120 mila copie anziché per il numero effettivo di vendite. E nel frattempo le discariche si riempiono di giornali inutili.
Anche Il Riformista di Antonio Polito, deputato legato a Massimo D’Alema, riceve 3 milioni e mezzo di euro di finanziamento pubblico. Il Riformista pochi giorni fa ha osato paragonare i due milioni di persone scese in piazza per il V2-Day alle Brigate Rosse.

Questa è la situazione del sistema di informazione italiano. Le conseguenze sono pesanti. Quanti sanno che D’Alema è coinvolto nelle scalate bancarie illegali del 2005? Quanti sanno delle indagini di Luigi De Magistris su Prodi e Mastella? Quanti sanno che De Magistris è stato cacciato dalla Procura di Catanzaro e non può più svolgere il suo lavoro, probabilmente perché è andato a toccare i poteri forti? Quanti sanno che il giudice Clementina Forleo che aveva chiesto al Parlamento l’autorizzazione a usare le intercettazioni telefoniche a carico di D’Alema e Fassino, attenendosi alla vergognosa legge Boato del 2002, è ora sotto processo per quella regolare richiesta? Quanti sanno che l’uomo che pochi giorni prima delle elezioni del 13-14 Aprile stava trattando con la ‘Ndrangheta per comprare i voti di 50 mila italiani all’estero era, a quanto pare, Marcello Dell’Utri, braccio destro di Berlusconi e condannato in primo a grado a 9 per concorso esterno in associazione mafiosa? I tg hanno detto che si trattava di un uomo ignoto vicino al centrodestra. Ma per favore!
Quanti sanno che, secondo i giudici del Tribunale di Palermo che ha condannato Dell’Utri, Silvio Berlusconi è nelle mani della mafia per colpa dello stesso Dell’Utri? Quanti sanno che il sette volte Presidente del Consiglio Giulio Andreotti non è stato assolto nel processo per mafia ma bensì riconosciuto colpevole di associazione a Cosa nostra fino alla primavera del 1980, reato purtroppo caduto in prescrizione? Gli italiani sanno che i “supertestimoni” Mario Scaramella e Igor Marini, rispettivamente delle commissioni parlamentari d’inchiesta Mitrokin e Telecom Serbia presiedute dal forzista Paolo Guzzanti, si sono rivelati essere truffatori e pluri iquisiti e che perciò le assurde accuse di corruzione e spionaggio mosse a Prodi dai berluscloni, alimentate dai mass media controllati, sono completamente false? Con il risultato che le televisioni di regime e i giornali berlusconiani, Panorama primo fra tutti, hanno potuto infangare il nome dell’acerrimo rivale sommergendolo di false accuse. Ancora si attendono le loro scuse, invano.
Quanti sono a conoscenza del fatto che il primo banchiere d’Italia, Cesare Geronzi, è un pluri imputato per estorsione, bancarotta e usura e oltretutto capo della Commissione di Vigilanza (proprio di vigilanza. C’e’ da fidarsi di uno così) di Mediobanca?
Questa è la situazione. I V-Day rappresentano forse l’inizio di un cambiamento, del risveglio della consapevolezza dei cittadini, che non si accontentano più di votare il meno peggio e senza sapere niente su chi ci governa. Con il V2-Day è stato rotto il meccanismo della disinformazione, i suoi segreti sono stati finalmente svelati al grande pubblico e i guru dei media ora hanno paura. Beppe Grillo potrà sbagliare nei modi ma è la rampa di lancio verso un informazione libera e un popolo italiano consapevole e attento.
Senza armi, senza giornali e televisioni, il comico genovese riesce a organizzare manifestazioni di piazza in 400 città per la raccolta delle firme per le proposte di referendum o di leggi di iniziativa popolare, esclusivamente grazie a Internet e alla fiducia che le persone hanno nei suoi confronti.
La Repubblica e altri giornali, il giorno successivo al V2-Day, hanno scritto che nella piazza centrale della manifestazione, piazza San Carlo di Torino, non potevano esserci 120 mila persone come afferma Grillo, perché la capienza massima è di 40 mila. Ma in un articolo di La Repubblica del 1 Maggio 2007 si legge: " Torino, città simbolo scelta dai sindacati per la manifestazione nazionale con lo slogan “L'Italia riparte dal lavoro”, il corteo ha sfilato fino a piazza San Carlo dove hanno parlato i leader sindacali davanti a 100mila persone". Lo stesso giochetto è stato fatto anche da L’Unità. Quindi, o Piazza San Carlo si è ristretta nel giro di un anno, cosa poco probabile, oppure i “camerieri dell’informazione” hanno davvero paura che la pacchia possa finire e così tentano in ogni modo di screditare i rivali.
E’questa la democrazia?
Firmare proposte di legge di iniziativa popolare a suon di musica e di interventi di giornalisti, scienziati e architetti illustri è la vera democrazia. Non certo l’antipolitica o il qualunquismo, come affermano i giornali di partito finanziati con i soldi nostri o i tg privati(Mediaset) o di governo (Rai), o, come in questa legislatura, di tutte e due le cose insieme: di un governo privato.

*bugiardo dichiarato = Giuliano Ferrara nel processo a Parigi per violazione dei diritti d’autore, ha dichiarato che il suo giornalismo " prescinde dalla verità" e ha ribadito il concetto ai giudici parigini con questa affermazione davvero geniale : "trovate le prove di quello che scrivo se ci riuscite". Naturalmente è stato condannato a una multa di 34 mila euro come risarcimento danni. Il Nouvel Observateur, raccontando il processo e le assurdità di Ferrara, lo descrive così : "è una maschera della tv trash", un esempio del "servilismo giornalistico" ed è " specializzato nella denigrazione di chi si oppone a Berlusconi".
*erroneamente chiamata legge Biagi = In seguito all’assassinio da parte delle Brigate Rosse del giuslavorista Marco Biagi, che stava lavorando ad una proposta di legge, la legge 30, insieme ad altri esponenti del centrodestra(era al governo Berlusconi), con una vergognosa azione di marketing il governo Berlusconi ha accostato il nome di Biagi alla legge 30. Così, se qualcuno si azzarda a criticarla, può essere tacciato di terrorismo. Il vero autore è invece Roberto Maroni.

16 commenti:

Elia Pirone ha detto...

Comunque la si metta, il V-Day non è altro che il "palco" di quel becero mentecatto di un Grillo. Quest'ultimo, poi - chissà perchè nessuno ne parla -, guadagna la stratosferica cifra di 5 milioni di euro. Dati appurati. Come ci si può fidare di una persona che pensa solo al proprio tornaconto? Come ci si può fidare di un uomo condannato per omicidio colposo che ha fatto ammazzare due persone e un bambino? Come ci si può fidare di un qualunquista popolulista e demagogico, oltre che incoerente? Io non mi fiderei mai e poi mai, ma c'è gente che lo fa...

Per Marco: in questi giorni sono stato fuori città e quindi ho rimandato tutto quello che dovevo fare su internet. Quando vuoi possiamo fare quel post a quattro mani. Un saluto.

Marco Iannello ha detto...

Non è importante quanto uno guadagna, è un fattore secondario. Non pensa solo al suo tornaconto, come fai a saperlo? Io vedo che fa importanti battaglie come "Riprendiamoci telecom", "Ricerca imbavagliata", e i V-Day. Qualunquista proprio no, uno che fa nomi e cognomi e distinzioni non è un qualunquista. Per quanto riguarda la condanna: non ha "fatto ammazzare" nessuno, ha investito una famiglia che attraversava la strada, ghiacciata per giunta. Lui non è incoerente, dice "Nessun condannato in via definitiva puo' mettere piede in Parlamento" e infatti lui non lo fa. Non crea partiti e non si butta in politica. Coerentissimo.
Il post direi di farlo domani, ma non ti garantisco niente perchè, avendo la casa libera per tutta la settimana, non sarò molto al computer. Comunque ci provo. Ciao

Elia Pirone ha detto...

Ah, non crea partiti? E "Gli amici di Beppe Grillo", liste candidate alle elezioni regionali e comunali, queste come le spieghi?
Grillo è incoerenza allo stato puro. E qualunquismo personificato.

Marco Iannello ha detto...

Si vede che sei disinformato dalle televisioni di regime, ma non è colpa tua. La lista "Amici di Beppe Grillo" devi sapere che non è un partito ma una lista civica e lui non centra nulla. Non è il leader, non è candidato. La lista, anzi le liste, sono formate da cittadini incensurati che abbracciano, chi più chi meno, la filosofia del blog di Grillo: difesa dell'ambiente, energie rinnovabili, parlamento pulito. Ti ripeto, non è "incoerente". In realtà non lo pensi nemmeno tu, sono i guru dei media che vogliono fartelo pensare.

Elia Pirone ha detto...

Veramente le tv e i media asserviti al "regime" (ma quale?) le guardi tu, non certo io!

E inoltre non interessa nulla se Grillo è o no il candidato degli "amici-di-quel-povero-fesso-di-Grillo". Sta di fatto che lui permette di usare il suo nome per tali liste. Dovrebbe denunciari e farle sciogliere! Ma non lo fa ed è come se le legittimasse.

Poi avevo già specificato nel mio precedente commento che erano "liste" e non "partiti". Leggi meglio!

Infine, ripeto che Grillo è incoerente e lo penso davvero, altrimenti non lo scriverei. Lo sono ancora di più coloro che credono in lui

Marco Iannello ha detto...

Il regime di cui parlo è quello della casta politica. Il consiglio di amministrazione della rai è eletto dal Parlamento, quindi chi ha la maggioranza schiera 5 amministratori su 9 in rai e la controlla. Un politico controlla 3 reti private(mediaset)e quando diventa presidente del consiglio ne puo'possedere 6, mediaset piu'rai. I giornali considerati liberi sono principalmente tre, tutti gli altri sono giornali di partito. Questo è il regime.
Grillo non denuncia nessuno perchè li legittima a usare il suo nome per le liste, dato che anche lui condivide quelle idee.

Elia Pirone ha detto...

Premesso che sapevo già quello che hai detto, abbiamo idee molto diverse su ciò che significa "regime".

Marco Iannello ha detto...

No, ti sbagli. Il regime è una cosa sola, non ci sono diverse opinioni. Dice il vocabolario riguardo la parola regime:"forma di governo; in particolare, sistema autoritario, che non tiene conto dei diritti dei cittadini". Perciò quello di adesso è un regime. Manipolazione dell'informazione, leggi ad personam e ad personas, impunità della casta, esercito per le discariche che la gente non vuole, inceneritori cancerogeni costruiti con la forza dove la gente non li vuole ecc... Ecco il regime. Non tiene conto dei diritti dei cittadini e schiaccia il merito e la libertà di informazione.

Elia Pirone ha detto...

Hai dimenticato di dire: "La mia è un'opinione personale". O era sottinteso?
Perchè se questo è un "regime" (sempre tra virgolette), il precedente governo era un "bordello". Da Wikipedia: "viene anche detto casino, casa chiusa, postribolo o lupanare - è un immobile, solitamente un'abitazione, il luogo in cui si esercita la prostituzione." Il governo Prodi era così: un premier inetto, balbuziente e demente incapace di governare, ministri che minacciavano di dimettersi un giorno sì e l'altro pure, un ministro dell'ambiente che se ne fregava di Napoli e rifiuti campagni (a proposito, lo sai che Napoli ora è pulita?), una litigiosità interna impressionante e il risultato: un'Italia alla frutta.

Morale: il governo Prodi fu uno schifo e questa nuova legislatura tenta lentamente - con tutti gli errori che ho già ammesso e riferito ampiamente - di far tornare l'Italia a un livello decente.

Marco Iannello ha detto...

Non ho mai detto che il governo Prodi fosse buono. Non si puo' governare con 9 partiti nella propria coalizione. Mastella sappiamo benissimo cosa ha fatto. Ma che cavolo centra con il regime? Ti ho detto che il regime non è di Berlusconi, ma di tutta la casta. Sono i colletti bianchi, di ogni schieramento, che controllano e vogliono controllare la stampa, la magistratura e le menti dei cittadini. Berlusconi è la punta dell'iceberg. E poi, come fai a dire che sta migliorando piano piano la situazione? Ma lo vedi anche tu che sta violando la Costituzione ponendo le 4 alte cariche dello Stato al di sopra della legge. Lo vedi che sta bloccando 100'000 processi e sta vietando l'uso delle intercettazioni telefoniche. Sarà difficilissimo processare e condannare molti delinquenti, primi fra tutti i membri della classe dirigente ovviamente. Lo vedi che un ministri di questo governo insulta l'Inno di Mameli e tutta Italia. Puoi notare facilmente che Berlusconi ha detto che Mangano(mafioso reticente)era un eroe. Questo governo vuole anche reintrodurre l'autorizzazione a procedere per le indagini. I parlamentari e i loro amici potranno delinquere nella piu' totale immunità. Eccolo qui il bel governo che sta riportando il paesa a un livello decente.
ps: ho scritto l'articolo su Maroni, dopo lo pubblico qui così lo puoi leggere prima. Tu hai scritto la tua parte?

Elia Pirone ha detto...

Sì. Te la posto qui:
“Voglio porre fine allo sconcio di vedere tanti bambini che vivono in condizioni disumane, l’unico modo è con il censimento. Devo sapere la nazionalità, le parentele, la composizione delle famiglie. Soltanto in questo modo posso dar loro un documento e fissare regole per sapere chi può rimanere e chi invece non ha i requisiti". Così Maroni. Il ministro degli interni, operando il censimento dei rom e dei loro campi, intende esercitare prima di tutto un costante controllo su un etnia che - dati alla mano - rifiuta di ambientarsi in qualsiasi contesto europeo, essendo dunque fonte di criminalità, disagio sociale nei confronti dei cittadini. La criminalità rom deve obbligatoriamente essere tenuta sotto costante controllo al fine di monitorare, prevenire e - se è il caso - intervenire penalmente contro i rom. In secondo luogo Maroni intende proteggere quei bambini rom che, ancora innocenti, vengono "addestrati" (si, addestrati!) a compiere rapine, a mendicare sui marciapiedi, a prostituirsi. E' noto anche come questi bambini subiscano ogni sorta di minaccia da parte delle proprie famiglie, le quali minacciano di farli stuprare o di picchiarli a sangue se non portano a termine il lavoro assegnatogli. Da notare che anche il sindaco di Venezia Cacciari (PD) si è espresso a favore di Maroni con queste parole:“A chi ha diritto di stare in Italia, specialmente se cittadino italiano, deve essere garantito di vivere in condizioni decorose e decenti, e non in campi che sono una vergogna, alla quale bisogna porre fine”. E' per questo che bisogna dire "sì" alla proposta di Maroni. Elia Pirone (http://www.lafogna1.blogspot.com/)

Marco Iannello ha detto...

Ecco il mio pezzo. Verte molto sugli aspetti tecnici della legge.

"Il Ministro dell’Interno Roberto Maroni ha proposto pochi giorni fa, in nome della sicurezza dei cittadini, di prendere le impronte digitali dei rom, adulti e bambini, e registrarle in una banca dati. Qualcuno ha subito gridato allo scandalo, definendo razzista l’iniziativa del leghista Maroni, altri hanno appoggiato in pieno l’idea, mentre altri ancora ritengono sia giusto prendere le impronte digitali ai rom a patto che vengano prese anche agli italiani (Ci tengo a dire che io appartengo a quest’ultima categoria).
Quali sono i pro e i contro?
Ciò che rende meno limpida l’iniziativa del Ministro è proprio la differenziazione che questa legge crea tra rom e tutti gli altri. I pro invece sono molti, soprattutto dal punto di vista giuridico e quindi della sicurezza. Facciamo un esempio: la Polizia arresta un rom che ha aggredito e derubato un uomo. Il rom naturalmente è senza documenti, quindi senza identità, nome, cognome, età. Viene denunciato, rimane in custodia cautelare per pochi giorni e, dopo il rinvio a giudizio, finisce sotto processo. Ora, essendo senza identità il rom potrebbe tranquillamente lasciare la città e farla franca. Se dovesse essere fermato dalle forze dell’ordine in un altro luogo, gli basterebbe fornire altre false generalità. Anche se dovesse impazzire e decidesse di rimanere a farsi processare non è detto che venga condannato. C’è sempre lo spettro della prescrizione in agguato. Se il processo tira troppo per lunghe (il che è quasi certo, visti i tempi lentissimi dell’apparato giudiziario) rischia di raggiungere i limiti prefissati della prescrizione del reato, e quindi dell’impunità dell’imputato. Anche se il procedimento giudiziario dovesse arrivare fino in fondo, la probabilità che il rom-imputato finisca in prigione è alquanto bassa. Con tutte le attenuanti, gli sconti di pena (garantiti dalla richiesta del rito abbreviato, della confessione del reato ecc…) e le pene alternative (arresti domiciliari o affidamento ai servizi sociali) è molto difficile che il nostro amico venga spedito nelle patrie galere. Questo discorso ovviamente vale per tutti, non solo per i rom. Bene, anzi, male. Se questo ragazzo, che chiameremo Vlado, dovesse commettere un altro reato, alle autorità risulterebbe essere il suo primo crimine e perciò godrebbe, quasi certamente, della concessione delle attenuanti generiche e quindi di un nuovo sconto di pena.
Cosa succederebbe con l’introduzione della legge proposta da Maroni? Procediamo con lo stesso esempio di prima: La Polizia ferma il ragazzo che ha aggredito e derubato un cittadino. Il rom non ha documenti e fornisce generalità false alle forze dell’ordine. I poliziotti allora prendono il pollice del rom, registrano nel computer le impronte digitali e danno un’identità al ragazzo. Lo chiamano Vlado. Vlado non può fuggire dalla città sperando di salvarsi perché, se dovesse essere arrestato o semplicemente fermato per un controllo, verrebbe riconosciuto tramite la verifica delle impronte digitali. La sua posizione si aggrava e difficilmente potrà godere della concessione delle attenuanti generiche. E se Vlado dovesse commettere un altro crimine non avrebbe vita facile in tribunale, perché i giudici saprebbero che ne ha già commessi in precedenza. E se invece dovesse ricommettere lo stesso tipo di reato, come spesso succede nel caso dei rom, scatterebbe la recidività e di conseguenza l’aumento della pena detentiva.
I vantaggi sono molti, ma la legge proposta da Maroni, presa così come è, è razzista. Sarebbe molto più equo prendere le impronte digitali a tutti, italiani compresi, oppure non schedare nessuno."
Che titolo gli mettiamo?

Elia Pirone ha detto...

Io propongo: "Impronte rom tra sicurezza o razzismo?"

Adesso posto il mio e il tuo pezzo sul mio blog. Anche questo mi sembra un buon confronto intelligente e pacato.

P.S. Mettiamo anche i commenti che ne sono seguiti, come abbiamo fatto con l'altro. Che ne dici?

Marco Iannello ha detto...

Titolo va bene ma i "commenti che ne sono seguiti" non ci sono, oppure non li trovo io.

Elia Pirone ha detto...

è vero non ci sono. Facciamo senza.

Marco Iannello ha detto...

Fatto