domenica 27 luglio 2008

"Pronto? Parlo con la neurodeliri?"


Il regime dell’informazione c’è ed è sempre pronto a ricordarcelo.


Pochi giorni fa il senatore Francesco Cossiga ha rifilato, in un’intervista a Viva Voce-Radio24, una serie di offese nei confronti del segretario dell’Italia dei Valori Antonio Di Pietro, del Procuratore capo Nicola Trifuoggi, titolare dell’inchiesta sull’ex governatore dell’Abruzzo Del Turco, e di Palamara, Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati. Questo è il link dell’intervista: http://it.youtube.com/watch?v=anM3muhriKg.
Gli insulti si sono succeduti senza motivazioni apparenti. Ha detto che Nicola Trifuoggi è “una mezza manica di magistrato” e che bisogna “reintrodurre l’immunità parlamentare”. Come se non bastasse l’orrore del Lodo Alfano che rende le quattro più alte cariche dello Stato improcessabili, Cossiga vorrebbe stroncare sul nascere persino le indagini sui parlamentari. E tutti gli altri che non hanno la fortuna di sedere su una comoda poltrona del Parlamento? Cazzi loro. La legge non è fatta (come recita l’art.3 della Costituzione) per essere uguale per tutti senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
Poi, il lucidissimo senatore, prosegue dando del “tonno” al presidente dell’Anm Palamara, storpiandogli anche il nome (“Palmera”), proprio come aveva fatto in una recente intervista a SkyTg24: “Lei mi ricorda il tonno[ ]La faccia da intelligente non ce l’ha”, dopo aver detto riguardo l’Anm “Associazione sovversiva e mafiosa che è l’Associazione nazionale magistrati”.
Ma il meglio di se lo regala verso metà intervista quando auspica il suicidio di Ottaviano Del Turco, ex governatore dell’Abruzzo indagato da Trifuoggi per associazione a delinquere, corruzione e concussione: “Sa cosa sarebbe molto bello adesso? Se Del Turco si uccidesse. Sarebbe un’accelerazione alla riforma della giustizia”. In breve: se l’indagato Del Turco, membro del Partito Democratico, si suicidasse, anche la pseudo-opposizione a Berlusconi, rappresentata proprio dal Pd, acconsentirebbe alla riforma della giustizia voluta dal premier. Niente più intercettazioni telefoniche, introduzione dell’immunità parlamentare e dell’immunità dall’arresto dei Presidenti delle Regioni, tagli ai fondi destinati alla magistratura e alle forze dell’ordine. Proprio una bella idea.
Infine Cossiga fa un bell’affondo su Antonio Di Pietro “è un famoso cretino” e sugli elettori dell’Italia dei Valori, ribattezzata con un nuovo nome per l’occasione “Gli elettori dell’Italia dei Disvalori sono dei cretini”.
Bene, avete sentito o letto da qualche parte commenti a questa intervista da parte dei guru dell’informazione, se così si può definire? Dove sono adesso i vari Riotta, Fede, Mentana, Mieli, Mimun, sempre pronti a dire che Grillo ha “pesantemente insultato” il Presidente della Repubblica (“Napolitano sembra Morfeo[il Dio del sonno], firma delle cose assurde..[riferendosi al Lodo-Alfano, subito firmato da Napolitano)? Gli insulti di Cossiga, che invece sono insulti veri e senza motivazioni, perché non occupano pagine dei giornali o i servizi dei tg? Perché le parole “oltraggiose” di Grillo e della Guzzanti devono riecheggiare, tra l’altro distorte ed estrapolate da concetti impeccabili, nei mass media mentre le ingiurie di Cossiga no? Continuate pure a dire che non esiste alcun regime della casta politica.

PS: Ecco i risultati del sondaggio promosso da questo blog “Giustizia bloccata, informazione imbavagliata, leggi vergogna, esercito nelle strade: siamo già in dittatura?”
Risposte su 47 votanti: Si 93%; No…per ora 4%; Assolutamente no 2%.
Il verdetto è limpidissimo. Secondo la stragrande maggioranza dei blogger che hanno votato siamo già in dittatura. Me lo aspettavo. Con un Parlamento piegato alla volontà di pochi, con l’impunità per le prime quattro cariche dello Stato e forse di tutto il Parlamento grazie al ritorno dell’immunità parlamentare, con l’affossamento di tre leggi di iniziativa popolare, con i giornali e le televisioni nelle mani dei partiti, con il trasferimento di giudici colpevoli di aver toccato i poteri forti, era facilmente prevedibile l’esito del sondaggio. Eccone uno nuovo di zecca:
“Qual è la vera emergenza sicurezza del nostro Paese? 1- Rom e immigrazione clandestina, come ci vuole far credere il governo. 2- sicurezza sul lavoro, contratti a tempo indeterminato, misure di prevenzione contro gli incidenti mortali. 3- Mafia, corruzione e incertezza della pena. Votate, votate!

lunedì 21 luglio 2008

Impronte ai rom tra sicurezza e razzismo


Impronte ai rom tra sicurezza e razzismo

Ancora un articolo scritto a quattro mani dal sottoscritto e da Elia Pirone. Questa volta l’argomento riguarda la proposta del Ministro Maroni di prendere le impronte digitali ai rom. Commentate!!
Elia Pirone:
“Voglio porre fine allo sconcio di vedere tanti bambini che vivono in condizioni disumane, l’unico modo è con il censimento. Devo sapere la nazionalità, le parentele, la composizione delle famiglie. Soltanto in questo modo posso dar loro un documento e fissare regole per sapere chi può rimanere e chi invece non ha i requisiti". Così Maroni. Il ministro degli interni, operando il censimento dei rom e dei loro campi, intende esercitare prima di tutto un costante controllo su un etnia che - dati alla mano - rifiuta di ambientarsi in qualsiasi contesto europeo, essendo dunque fonte di criminalità, disagio sociale nei confronti dei cittadini. La criminalità rom deve obbligatoriamente essere tenuta sotto costante controllo al fine di monitorare, prevenire e - se è il caso - intervenire penalmente contro i rom. In secondo luogo Maroni intende proteggere quei bambini rom che, ancora innocenti, vengono "addestrati" (si, addestrati!) a compiere rapine, a mendicare sui marciapiedi, a prostituirsi. E' noto anche come questi bambini subiscano ogni sorta di minaccia da parte delle proprie famiglie, le quali minacciano di farli stuprare o di picchiarli a sangue se non portano a termine il lavoro assegnatogli. Da notare che anche il sindaco di Venezia Cacciari (PD) si è espresso a favore di Maroni con queste parole:“A chi ha diritto di stare in Italia, specialmente se cittadino italiano, deve essere garantito di vivere in condizioni decorose e decenti, e non in campi che sono una vergogna, alla quale bisogna porre fine”. E' per questo che bisogna dire "sì" alla proposta di Maroni. (http://www.lafogna1.blogspot.com/)

Marco Iannello:
Per quanto riguarda l’aspetto tecnico della legge, provo io a spiegarne gli effetti, sperando che sia tutto corretto.
Il Ministro dell’Interno Roberto Maroni ha proposto pochi giorni fa, in nome della sicurezza dei cittadini, di prendere le impronte digitali dei rom, adulti e bambini, e registrarle in una banca dati. Qualcuno ha subito gridato allo scandalo, definendo razzista l’iniziativa del leghista Maroni, altri hanno appoggiato in pieno l’idea, mentre altri ancora ritengono sia giusto prendere le impronte digitali ai rom a patto che vengano prese anche agli italiani (Ci tengo a dire che io appartengo a quest’ultima categoria).
Quali sono i pro e i contro?
Ciò che rende meno limpida l’iniziativa del Ministro è proprio la differenziazione che questa legge crea tra rom e tutti gli altri. I pro invece sono molti, soprattutto dal punto di vista giuridico e quindi della sicurezza. Facciamo un esempio: la Polizia arresta un rom che ha aggredito e derubato un uomo. Il rom naturalmente è senza documenti, quindi senza identità, nome, cognome, età. Viene denunciato, rimane in custodia cautelare per pochi giorni e, dopo il rinvio a giudizio, finisce sotto processo. Ora, essendo senza identità il rom potrebbe tranquillamente lasciare la città e farla franca. Se dovesse essere fermato dalle forze dell’ordine in un altro luogo, gli basterebbe fornire altre false generalità. Anche se dovesse impazzire e decidesse di rimanere a farsi processare non è detto che possa essere condannato. C’è sempre lo spettro della prescrizione in agguato. Se il processo tira troppo per lunghe (il che è quasi certo, visti i tempi lentissimi dell’apparato giudiziario) rischierebbe di raggiungere i limiti prefissati della prescrizione del reato, e quindi dell’impunità dell’imputato. Anche se il procedimento giudiziario dovesse arrivare fino in fondo, la probabilità che il rom-imputato finisca in prigione è alquanto bassa. Con tutte le attenuanti, gli sconti di pena (garantiti dalla richiesta del rito abbreviato, della confessione del reato ecc…) e le pene alternative (arresti domiciliari o affidamento ai servizi sociali) è molto difficile che il nostro amico venga spedito nelle patrie galere. Questo discorso ovviamente vale per tutti, non solo per i rom. Bene, anzi, male. Se questo ragazzo, che chiameremo Vlado, dovesse commettere un altro reato, alle autorità risulterebbe essere il suo primo crimine e perciò godrebbe, quasi certamente, della concessione delle attenuanti generiche e quindi di un nuovo sconto di pena.
Cosa succederebbe con l’introduzione della legge proposta da Maroni? Procediamo con lo stesso esempio di prima: La Polizia ferma il ragazzo che ha aggredito e derubato un cittadino. Il rom non ha documenti e fornisce generalità false alle forze dell’ordine. I poliziotti allora prendono il pollice del rom, registrano nel computer le impronte digitali e danno un’identità al ragazzo. Lo chiamano Vlado. Vlado non può fuggire dalla città sperando di salvarsi perché, se dovesse essere arrestato o semplicemente fermato per un controllo, verrebbe riconosciuto tramite la verifica delle impronte digitali. La sua posizione si aggraverebbe e difficilmente potrebbe godere della concessione delle attenuanti generiche. E se Vlado dovesse commettere un altro crimine non avrebbe vita facile in tribunale, perché i giudici saprebbero che ne ha già commessi in precedenza. E se invece dovesse ricommettere lo stesso tipo di reato, come spesso succede nel caso dei rom, scatterebbe la recidività e di conseguenza l’aumento della pena detentiva.
I vantaggi sono molti, ma la legge proposta da Maroni, presa così come è, è razzista. Sarebbe molto più equo prendere le impronte digitali a tutti, italiani compresi, oppure non schedare nessuno.

domenica 20 luglio 2008

V2-Day. Il fascismo dell'informazione




Il 25 Aprile circa due milioni di persone si sono riversate nelle piazze di 400 città italiane per partecipare al secondo V-Day per una libera informazione in un libero Stato, su iniziativa del comico Beppe Grillo. Il primo giorno sono state raccolte oltre 500'000 firme, che adesso sono arrivate a 1 milione 500 mila, per chiedere tre referendum abrogativi:
1)Abolizione dell’Ordine dei giornalisti istituito nel 1925 da Benito Mussolini, che impone agli aspiranti giornalisti di passare attraverso il vaglio di una commissione per poter essere considerati tali. Questo diceva il secondo Presidente della Repubblica, Luigi Einaudi, riguardo l’albo dei giornalisti : " L’albo obbligatorio è immorale, perché tende a porre un limite a quel che limiti non ha e non deve avere, alla libera espressione del pensiero. Ammettere il principio dell’albo obbligatorio sarebbe come un resuscitare i peggiori istituti delle caste e delle corporazioni chiuse, prone ai voleri dei tiranni e nemiche dei giovani, dei ribelli, dei non conformisti".
2)Abolizione del finanziamento pubblico all’editoria (quasi 1 miliardo di euro all’anno).
3)Abolizione del Testo Unico Gasparri sul sistema radio televisivo, che permette ad un privato di possedere tre reti (es: Canale5, Italia1, Rete4) e alza il tetto massimo del paniere pubblicitario consentito, garantendo introiti da capogiro e sottraendoli alla carta stampata. Inoltre consente a Rete4 di continuare a trasmettere senza spostarsi sul digitale, come invece stabilito da una regolare gara pubblica vinta da Europa 7, nel Luglio 1999, che impone a Rete 4 di lasciare libere le proprie frequenze in favore dell’emittente televisiva di Francesco Di Stefano. I governi che si sono succeduti dal ’99 a oggi si sono completamente disinteressati al caso “Europa 7”, mentre il povero Di Stefano, dopo aver speso parecchi milioni di euro per i palinsesti, si vede negare il suo diritto di trasmettere su tutto il territorio nazionale, nonostante le sentenze della Corte Costituzionale e della Corte di Giustizia Europea intervenute in suo aiuto.
L’Italia, per non aver rispettato la sentenza della Corte di Giustizia Europea, è stata messa in mora e sarà costretta a pagare 300 mila euro al giorno di multa, retroattivamente da Giugno 2006, se non si allineerà con le normative europee.
Ovviamente tutto questo è passato inosservato in Italia, per colpa di un’informazione in mano ai gruppi economici e ai partiti. All’estero invece la cosa è stata messa bene in evidenza, perché gli europei temono che ciò che avviene in Italia possa, tra non molto, accadere da loro. La reclame della tv pubblica svedese andata in onda nel 2005, infatti, inizia con una breve sequenza di diapositive su Silvio Berlusconi e sulle scritte in sovrimpressione si legge: "Silvio Berlusconi controlla il 90% dei canali televisivi nazionali in Italia. Nel 2001 è diventato Primo Ministro dopo una massiccia campagna elettorale. Subito dopo ha dichiarato che si sarebbe impegnato a vendere uno dei suoi canali. Invece ha modificato la legge. Televisione svedese, televisione libera". Un'altra bella figura internazionale.
Proprio questo è stato al centro delle forti critiche mosse dal comico genovese Beppe Grillo, promotore dell’iniziativa “V2-Day, libera informazione in libero Stato”.
Infatti, il sistema dell’informazione è composto principalmente da giornali e televisioni. Per quanto riguarda quest’ultime, è scontato dire che tre reti appartengono ad un singolo privato, oltretutto entrato in politica ("sceso in campo") in barba alla legge del ’57 che vieta ad un proprietario di concessionarie statali, ad esempio le emittenti televisive, di candidarsi per le cariche pubbliche. Però, non tutti sanno che la RAI, che dovrebbe essere una tv libera e al servizio degli italiani, è totalmente sottomessa al controllo dei partiti. Il consiglio di amministrazione della RAI è eletto dal Parlamento, che assegna le poltrone del Cda ai funzionari di partito anziché agli artisti e agli intellettuali. Per questo motivo la RAI è piegata alla volontà del governo di turno che, avendo la maggioranza in Parlamento, può schierare nelle file degli amministratori delegati cinque uomini su nove di proprio gradimento. Se dovesse capitare che la persona che già possiede tre emittenti tv diventasse Premier, potrebbe avere in pugno addirittura sei canali nazionali. Armi infallibili e molto più pericolose di quello che si pensa. Non vi fidate?
Il 27 e il 28 Aprile si è tenuto a Roma il ballottaggio tra i candidati sindaci Francesco Rutelli per il centrosinistra e Gianni Alemanno per il centrodestra. Su quale tema si sente forte Alemanno e il centrodestra in generale ? quello della sicurezza. Ed ecco che il Tg 5 apre le edizioni del giornale con cinque notizie di violenza, stupri, rapine e aggressioni nella capitale, con tanto di interviste ad Alemanno e ad altri esponenti del centrodestra. Mai successo che un Tg iniziasse la propria edizione con così tante notizie di sangue e cronaca nera. Anche perché spesso, se non si tratta di omicidio, la notizia rimane nella cronaca locale.
In questa maniera gli italiani possono convincersi che la soluzione all’improvvisa quanto fittizia esplosione di violenza la tengano nascosta da qualche parte Alemanno & Company, e che questi eroi tireranno fuori il presunto “asso nella manica” non appena eletti. Ma non è affatto così. E la spiegazione è molto semplice.
La sicurezza è scomparsa in Italia non per colpa del buonismo della sinistra, come afferma qualche disinformato, ma a causa di venti anni di attacchi alla magistratura e alla macchina della giustizia. Le leggi varate prima da Craxi, poi da Berlusconi e mantenute intatte da Prodi, hanno reso quasi impossibile finire in prigione o addirittura arrivare al termine del processo prima che scatti la prescrizione del reato. Ecco un breve elenco:
La legge Simeoni scritta da due deputati, uno di centrodestra e uno di centrosinistra, rende quasi impossibile mandare in prigione una persona ritenuta pericolosa dal giudice, se questa ha ricevuto una condanna inferiore ai tre anni di detenzione; la legge ex Cirielli accorcia i tempi della prescrizione; la legge Cirami permette all’imputato di chiedere lo spostamento del processo in altra sede per legittimo sospetto. Cioè, se l’imputato crede che i giudici abbiano pregiudizi nei suoi confronti può presentare una domanda di rimessione alla Corte di Cassazione per ottenere lo spostamento del dibattimento e il conseguente avvicinamento della prescrizione. Il problema più grande poi è che non è stato posto alcun limite al numero di richieste di trasferimento. Naturalmente di questa legge ne hanno approfittato immediatamente Berlusconi e Previti nel processo Sme-Ariosto, poco dopo averla approvata in Parlamento; la legge Pecorella impedisce al Pubblico Ministero di fare ricorso in Appello in caso di assoluzione dell’imputato nel processo di primo grado.
Anche l’indulto, grazie alla pessima informazione che riceviamo, è considerato una creatura della sinistra. Ma non è vero. O perlomeno, non del tutto. L’indulto, chiesto da Papa Giovanni Paolo II, è stato proposto dal Ministro della Giustizia e uomo-simbolo della casta politica Clemente Mastella e approvato dall’80% del Parlamento, con le lodevoli eccezioni dell’Italia dei Valori di Di Pietro e della Lega Nord del secessionista Bossi. Perché l’indulto e questa maggioranza schiacciante ad avallare la “proposta indecente”? Se ci fossero troppi carcerati basterebbe attivare le numerose prigioni già costruite e ancora inutilizzate. Perché non è stato fatto? E soprattutto perché tra i reati indultati figurano crimini per i quali nessuno è detenuto (es: reati contro la pubblica amministrazione, bancarotta, corruzione giudiziaria)? Semplicemente perché Cesare Previti, ex deputato di Forza Italia e avvocato del Cavaliere, è stato condannato per corruzione di giudici a sei anni di galera e aveva bisogno di uno sconto di tre anni per essere esentato dalla detenzione ed essere affidato ai servizi sociali. Poi, la moglie di Lamberto Dini, ex Presidente del Consiglio e attuale senatore, è stata condannata per bancarotta e con l’indulto potrà scontare la pena a casa. Infine, i banchieri e immobiliaristi cosiddetti “furbetti del quartierino” Ricucci, Fiorani e Consorte, legati ai partiti di ogni schieramento, grazie all’indulto godranno, in caso di condanna, di uno sconto della pena di tre anni.
Questo ammasso di leggi-vergogna sono state varate per lo più dal governo Berlusconi (eccetto l’indulto, di matrice mastelliana come abbiamo visto), insieme ad altre leggi come il Lodo Maccanico o la depenalizzazione del falso in bilancio (ma queste le ha fatte per se, per uso personale) e hanno contribuito a rendere l’apparato della giustizia lento e inefficiente.
Perciò, se in tv ci fossero giornalisti veramente liberi queste cose le avrebbero dette e molti creduloni non passerebbero intere giornate a dire che la destra è la sicurezza fatta persona mentre tutti gli altri sono deboli e “amici degli immigrati”, come spesso si sente dire in giro.
Non c’e’ molto di cui sorprendersi. Il leader del Popolo delle Libertà possiede tre televisioni e diversi giornali come Il Giornale, Panorama e Il Foglio, e ovviamente ne approfitta.
Chiusa la parentesi sulla televisione, ora passiamo ai giornali. Argomento molto più interessante del precedente, dato che il nostro Liceo fa parte di un progetto che ci garantisce la consegna settimanale di numerose copie de Il Corriere della Sera, Il Tempo e de Il Sole 24 Ore.
Partiamo dal finanziamento pubblico. I quotidiani italiani ricevono, fino a poco fa a nostra insaputa, circa 1 miliardo di euro all’anno di finanziamenti presi dalle nostre tasse. Ci si aspetterebbe che almeno curino i nostri interessi, dato che sono mantenuti da noi. Invece no. Basta andare a guardare chi sono i proprietari dei giornali per capire a quali interessi sono piegati i quotidiani.
Occupiamoci dei quotidiani più importanti d’Italia considerati liberi: Il Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa, Il Sole 24 Ore. Infine ci dedicheremo a L’Unità, Il Riformista e Il Foglio.
Il Corriere della Sera, che ogni settimana troviamo sui banchi di scuola, riceve 25 milioni di euro di finanziamento pubblico all’anno. Il direttore si chiama Paolo Mieli. Il quotidiano appartiene a Rcs mediagroup e i più grandi azionisti sono Pirelli, Mediobanca, Tod e Intesa San Paolo. Il Corriere perciò è in mano alla Confindustria e all’Abi, l’associazione bancaria italiana.
Vediamo La Repubblica, altro giornale che ogni tanto leggiamo a scuola. Appartiene al gruppo L’Espresso di Carlo De Benedetti, industriale e finanziere ex vice-presidente del famigerato Banco Ambrosiano, al centro di un grosso scandalo negli anni ‘80. La Repubblica ottiene ogni anno 12 milioni di euro di contributi statali e il direttore si chiama Ezio Mauro.
La Stampa è di proprietà del gruppo Fiat e ogni anno incassa 7 milioni di euro come contributo statale. Il direttore è Giulio Anselmi.
Il finto liberista Sole 24 Ore, anche questo nel progetto scuola-giornale, ottiene ogni anno 18 milioni di euro di aiuto statale ed è in mano alla Confindustria. E ci credo che a scuola ce lo danno gratis, lo abbiamo già pagato con le nostre tasse!Proprio molto liberista. Ed essendo della Confindustria appoggia la legge 30/Maroni (erroneamente chiamata legge Biagi*)che ha elevato il numero dei lavoratori precari a 5 milioni. Il direttore è dal 2005 Ferruccio De Bortoli.
Ci sono anche alcuni giornali minori che ricevono soldi pubblici come Il Foglio, di proprietà della famiglia Berlusconi e diretto dall’anti-abortista e bugiardo dichiarato* Giuliano Ferrara, che incassa 3 milioni e mezzo l’anno.
Poi c’e’ L’Unità, con 7 milioni di euro, diretta da Antonio Padellaro e vicina alla corrente dei Ds, ora scioltisi nel Partito Democratico. L’Unità è quel quotidiano che stampa 120 mila copie al giorno pur sapendo che le vendite non superano le 60 mila. Con questa tecnica riesce ad ottenere un rimborso per le 120 mila copie anziché per il numero effettivo di vendite. E nel frattempo le discariche si riempiono di giornali inutili.
Anche Il Riformista di Antonio Polito, deputato legato a Massimo D’Alema, riceve 3 milioni e mezzo di euro di finanziamento pubblico. Il Riformista pochi giorni fa ha osato paragonare i due milioni di persone scese in piazza per il V2-Day alle Brigate Rosse.

Questa è la situazione del sistema di informazione italiano. Le conseguenze sono pesanti. Quanti sanno che D’Alema è coinvolto nelle scalate bancarie illegali del 2005? Quanti sanno delle indagini di Luigi De Magistris su Prodi e Mastella? Quanti sanno che De Magistris è stato cacciato dalla Procura di Catanzaro e non può più svolgere il suo lavoro, probabilmente perché è andato a toccare i poteri forti? Quanti sanno che il giudice Clementina Forleo che aveva chiesto al Parlamento l’autorizzazione a usare le intercettazioni telefoniche a carico di D’Alema e Fassino, attenendosi alla vergognosa legge Boato del 2002, è ora sotto processo per quella regolare richiesta? Quanti sanno che l’uomo che pochi giorni prima delle elezioni del 13-14 Aprile stava trattando con la ‘Ndrangheta per comprare i voti di 50 mila italiani all’estero era, a quanto pare, Marcello Dell’Utri, braccio destro di Berlusconi e condannato in primo a grado a 9 per concorso esterno in associazione mafiosa? I tg hanno detto che si trattava di un uomo ignoto vicino al centrodestra. Ma per favore!
Quanti sanno che, secondo i giudici del Tribunale di Palermo che ha condannato Dell’Utri, Silvio Berlusconi è nelle mani della mafia per colpa dello stesso Dell’Utri? Quanti sanno che il sette volte Presidente del Consiglio Giulio Andreotti non è stato assolto nel processo per mafia ma bensì riconosciuto colpevole di associazione a Cosa nostra fino alla primavera del 1980, reato purtroppo caduto in prescrizione? Gli italiani sanno che i “supertestimoni” Mario Scaramella e Igor Marini, rispettivamente delle commissioni parlamentari d’inchiesta Mitrokin e Telecom Serbia presiedute dal forzista Paolo Guzzanti, si sono rivelati essere truffatori e pluri iquisiti e che perciò le assurde accuse di corruzione e spionaggio mosse a Prodi dai berluscloni, alimentate dai mass media controllati, sono completamente false? Con il risultato che le televisioni di regime e i giornali berlusconiani, Panorama primo fra tutti, hanno potuto infangare il nome dell’acerrimo rivale sommergendolo di false accuse. Ancora si attendono le loro scuse, invano.
Quanti sono a conoscenza del fatto che il primo banchiere d’Italia, Cesare Geronzi, è un pluri imputato per estorsione, bancarotta e usura e oltretutto capo della Commissione di Vigilanza (proprio di vigilanza. C’e’ da fidarsi di uno così) di Mediobanca?
Questa è la situazione. I V-Day rappresentano forse l’inizio di un cambiamento, del risveglio della consapevolezza dei cittadini, che non si accontentano più di votare il meno peggio e senza sapere niente su chi ci governa. Con il V2-Day è stato rotto il meccanismo della disinformazione, i suoi segreti sono stati finalmente svelati al grande pubblico e i guru dei media ora hanno paura. Beppe Grillo potrà sbagliare nei modi ma è la rampa di lancio verso un informazione libera e un popolo italiano consapevole e attento.
Senza armi, senza giornali e televisioni, il comico genovese riesce a organizzare manifestazioni di piazza in 400 città per la raccolta delle firme per le proposte di referendum o di leggi di iniziativa popolare, esclusivamente grazie a Internet e alla fiducia che le persone hanno nei suoi confronti.
La Repubblica e altri giornali, il giorno successivo al V2-Day, hanno scritto che nella piazza centrale della manifestazione, piazza San Carlo di Torino, non potevano esserci 120 mila persone come afferma Grillo, perché la capienza massima è di 40 mila. Ma in un articolo di La Repubblica del 1 Maggio 2007 si legge: " Torino, città simbolo scelta dai sindacati per la manifestazione nazionale con lo slogan “L'Italia riparte dal lavoro”, il corteo ha sfilato fino a piazza San Carlo dove hanno parlato i leader sindacali davanti a 100mila persone". Lo stesso giochetto è stato fatto anche da L’Unità. Quindi, o Piazza San Carlo si è ristretta nel giro di un anno, cosa poco probabile, oppure i “camerieri dell’informazione” hanno davvero paura che la pacchia possa finire e così tentano in ogni modo di screditare i rivali.
E’questa la democrazia?
Firmare proposte di legge di iniziativa popolare a suon di musica e di interventi di giornalisti, scienziati e architetti illustri è la vera democrazia. Non certo l’antipolitica o il qualunquismo, come affermano i giornali di partito finanziati con i soldi nostri o i tg privati(Mediaset) o di governo (Rai), o, come in questa legislatura, di tutte e due le cose insieme: di un governo privato.

*bugiardo dichiarato = Giuliano Ferrara nel processo a Parigi per violazione dei diritti d’autore, ha dichiarato che il suo giornalismo " prescinde dalla verità" e ha ribadito il concetto ai giudici parigini con questa affermazione davvero geniale : "trovate le prove di quello che scrivo se ci riuscite". Naturalmente è stato condannato a una multa di 34 mila euro come risarcimento danni. Il Nouvel Observateur, raccontando il processo e le assurdità di Ferrara, lo descrive così : "è una maschera della tv trash", un esempio del "servilismo giornalistico" ed è " specializzato nella denigrazione di chi si oppone a Berlusconi".
*erroneamente chiamata legge Biagi = In seguito all’assassinio da parte delle Brigate Rosse del giuslavorista Marco Biagi, che stava lavorando ad una proposta di legge, la legge 30, insieme ad altri esponenti del centrodestra(era al governo Berlusconi), con una vergognosa azione di marketing il governo Berlusconi ha accostato il nome di Biagi alla legge 30. Così, se qualcuno si azzarda a criticarla, può essere tacciato di terrorismo. Il vero autore è invece Roberto Maroni.

giovedì 17 luglio 2008

D'Alema, professore dell'inciucio

Contro il Pd di Veltroni si sono scagliate numerose critiche più o meno fondate, che lo accusano di essere troppo accondiscendente nei confronti di Silvio Berlusconi. Ma in verità questo dialogo, questa accondiscendenza, questo laissez-faire di questa pseudo-opposizione, ricordano molto una persona che le dava tutte vinte al Cavaliere. Sembra esserci il suo zampino dietro il finto dialogo (in realtà monologo di Mr B). La persona in questione, fondamentalmente, è l’uomo più influente del partito democratico, essendo il leader della corrente pidina più forte, i Ds. Quest’uomo si chiama Massimo D’Alema.
E’ lo stesso D’Alema che nel biennio 97-98 condivide con Berlusconi la Bicamerale, che dovrebbe riformare la seconda parte della Costituzione, concedendogli una serie di riforme che, guarda caso, rallentano ancora di più i processi giudiziari. Dice il giudice Maddalena riguardo le novità introdotte dalla Bicamerale: “sotto il pretesto di un malinteso "garantismo", infarciscono il processo penale non di garanzie, ma di ostacoli. E sembrano fatte apposta per rendere piú difficile il lavoro dei magistrati e piú facile quello degli imputati. Soprattutto dei colpevoli”.
E’ sempre Massimo D’Alema l’uomo che si aggira per l’Italia dicendo che “Mediaset è un patrimonio culturale del Paese”. D’altro canto, come dargli torto. Come si fa a non considerare Veline, il Tg4 di Fede, il Grande Fratello parti integranti del nostro patrimonio culturale.
E’ ancora Massimo D’Alema, da Presidente del Consiglio, nel Luglio ’99, a non concedere le frequenze nazionali all’emittente televisiva Europa7, vincitrice di una regolare gara pubblica d’appalto, persa invece da Rete4 di proprietà di Silvio Berlusconi, permettendo così all’emittente del Cavaliere di continuare a trasmettere abusivamente.
Nel 2002, il politico che afferma davanti agli studenti di un’Università italiana che “non c’è nessun regime”, all’indomani della cacciata dalla Rai di Enzo Biagi, Michele Santoro e Daniele Luttazzi su ordine del premier Berlusconi ( “L'uso che Biagi, come si chiama quell'altro...? Santoro, ma l'altro... Luttazzi, hanno fatto della televisione pubblica, pagata coi soldi di tutti, è un uso criminoso. E io credo che sia un preciso dovere da parte della nuova dirigenza di non permettere più che questo avvenga”. Silvio Berlusconi, 18 aprile 2002) e che viene sommerso da uno tsunami di fischi è sempre Massimo D’Alema.
E’ anche uno dei principali artefici della nascita del Partito Democratico, che come prima cosa ha il merito o demerito di aver fatto cadere il governo Prodi assieme ai capricci e ai dispetti di Mastella. Quindi è uno dei responsabili istituzionali di un nuovo regalo a Berlusconi, che ora si appresta a governare per cinque anni quasi senza opposizione, eccetto pochi irriducibili, e con una maggioranza pressoché bulgara. Così adesso, con una opposizione stile “D’Alema”, Berlusconi è libero di ricattare la magistratura e il Quirinale con una serie di leggi(come la blocca-processi e quella anti-intercettazioni che sfasceranno il sistema giudiziario) per ottenere il via libera per il Lodo-Alfano che lo renderà immune da qualunque processo per tutta la durata del suo mandato. Quando la magistratura, per poter continuare a lavorare e ad arrestare almeno qualche criminale, avrà ceduto al ricatto, il Cavaliere potrà risolvere con una semplice legge i suoi guai con la giustizia e potrà ritirare come se niente fosse la blocca-processi e la legge anti-intercettazioni. Il Colle, nella persona di Napolitano, ha già fatto sapere che in nome del dialogo (in realtà monologo-ricatto) firmerà l’incostituzionale Lodo-Alfano. Non è che per caso ha ragione Grillo quando dice che Napolitano sembra Morfeo “perché dorme e firma delle cose assurde”?

mercoledì 16 luglio 2008

Lodo-Alfano? Allarghiamolo anche al povero Del Turco


Ci siamo! Finalmente ora qualcuno riuscirà a parlare perfino di toghe azzurre, la novità dopo l’assurdità sulle famigerate toghe rosse, strepitosa invenzione del Cavaliere. Le nuovissime "toghe azzurre della libertà"

Il Presidente della Regione Abruzzo Ottaviano Del Turco, targato Partito Democratico, è stato arrestato dalla Guardia di Finanza su ordine della Procura di Pescara per presunte tangenti da 6 milioni di euro che il governatore avrebbe intascato, insieme ad altri assessori e funzionari regionali, dall’imprenditore Vincenzo Angelini in cambio di favori che la giunta non ha mai realmente concretizzato. È lo stesso Angelini, stanco di pagare politici senza avere alcun tornaconto, a denunciare il tutto alle autorità giudiziarie.
Il Pm Nicola Trifuoggi, titolare dell’inchiesta, ha rivelato alcune dichiarazioni di Angelini riguardo la destinazione delle tangenti riscosse da Del Turco: “il denaro delle tangenti doveva servire a Del Turco per portare con sé nel Pd otto senatori”. Una manovra in perfetto stile Berlusconi-Saccà, maestri nel settore “compravendita di senatori della Repubblica”. Al momento l’ormai ex governatore della Regione Abruzzo è indagato per associazione a delinquere, corruzione e concussione, “accompagnato”da altri trentacinque assessori e funzionari, tutti raggiunti da provvedimenti di custodia cautelare.
Un’altra bella figura all’italiana agli occhi dell’Europa. Speriamo che non accada quello che sempre succede quando finiscono sotto inchiesta uomini politici. Speriamo che, o per dirla come Napolitano, “auspichiamo” che la classe politica (e le televisioni che controlla) se la prenda con i corrotti e non con i giudici che li hanno beccati con le mani nel sacco. Poi, al massimo, si può anche pensare a un Lodo-Alfano allargato ai governatori delle regioni, così si potrà tirare fuori dai guai anche l’ex Presidente della Sicilia Totò Cuffaro.
Prossimamente, al vaglio del Parlamento, il nuovo superLodo-Cuffaro-Del Turco.

martedì 15 luglio 2008

Enel e le prese elettriche nella sabbia



Da un po’ di tempo si parla di fonti energetiche rinnovabili, diverse in tutto e per tutto dal tanto conteso petrolio, inquinante e ormai in prossimità di esaurirsi. Se ne discute negli auditorium e a volte anche in determinati programmi televisivi. Il fatto curioso è che si dibatte su questo tema disquisendo sulle tecniche e il funzionamento dei moderni apparecchi (non certo così nuovi come si crede, dato che la tecnologia geotermica esiste da 100 anni e i pannelli solari da 200) tralasciando l’elemento principale: il perché in alcuni Paesi, Italia più di tutti, si e’ ancora così lontani dal sostituire le centrali elettriche, a carbone, nucleari o i termovalorizzatori con fonti energetiche pulite e rinnovabili. Le tecnologie e le idee ci sono, dove è l’intoppo ? Per rispondere a queste domande bisogna chiarire la situazione spiegando per filo e per segno cosa non va nel Bel Paese.
Rispetto al resto dell’ Europa più ricca, in materia di energia rinnovabile, siamo molto indietro: la Germania possiede un numero di pannelli solari ventisei volte superiore al nostro; la Danimarca tramite aerogeneratori produce il 2% del fabbisogno energetico danese; l’Islanda nel 1998 ha iniziato la conversione degli impianti nazionali dalle vecchie fonti all’idrogeno; in Spagna il sindaco di Barcellona ha autorizzato i concittadini a costruire da soli la propria casa, a patto che installino un impianto con i pannelli solari. Tutte le altre città hanno seguito l’esempio e ora il Paese iberico è diventato il terzo produttore europeo di energia fotovoltaica, rientrando nei parametri di Kyoto, mentre l’Italia, impegnatasi per ridurre le emissioni di gas del 7%, le ha aumentate del 14 %.
Ma non e’ finita qui, ci sono anche numerosi esempi di come i privati cittadini possano rendersi indipendenti dai “colossi inquinatori” semplicemente sfruttando il buon senso e lo spirito di collaborazione. A Schonau, in Germania, gli abitanti, non volendo ricevere la corrente da una centrale nucleare, hanno tagliato i cavi che incanalavano l’energia nel loro paese. Adesso producono elettricità mediante i pannelli, l’ idroelettrico o con il generatore in casa, facendo confluire il ricavato nella rete comunale dove un computer provvede alla distribuzione. Loro hanno capito che il futuro non è costruire grandi centrali che erogano energia disperdendola, con gravi conseguenze per la salute dei cittadini. Sanno che il valore immobiliare intorno a questi impianti si deprezza, mentre le case “modello Schonau” si rivalutano grazie al risparmio energetico. Allora sono gli altri troppo intelligenti e noi troppo stupidi per fare certe cose? Niente di tutto questo. Per smentirlo basta dire che l’ Italia è stato il primo Paese al mondo ad avviare un programma di sfruttamento dell’energia geotermica, nel 1904. Da ciò si deduce che il problema sta nella gestione nazionale della rete energetica, dal 1962 in mano all’ Enel, che ne detiene il monopolio. Già nel 2004 l’investigazione congiunta delle autorità antitrust ha dimostrato che un solo operatore, l’ Enel, gode di un sostanziale potere di mercato nelle macrozone Nord, Sud, Sardegna e Sicilia. Nel 1992 ha mutato il suo assetto e da ente pubblico è diventata una società per azioni e avente come maggiore azionista il ministero del tesoro con il 30%. Dato che un’azienda per essere privatizzata deve cedere ai privati almeno il 50% del capitale sociale, l’Enel per legge non è più soggetta al diritto pubblico ed è libera di imporre tariffari propri. Non so se la cattiva gestione sia riconducibile già al periodo precedente la privatizzazione, ma certo è che la privatizzazione impone come obiettivo principale l’incremento dei profitti a scapito dell’efficienza del servizio. Certe aziende non possono essere privatizzate proprio per ragioni di sicurezza e tutela dello Stato, come disse anche Luigi Einaudi. Per confermare la tesi del secondo Presidente della Repubblica occorre citare il caso della California, che ha sfiorato la bancarotta per debiti da 5 miliardi di dollari perché le società che gestiscono l’intero parco energetico nazionale (Southern California Edison e la Pacific gas & electric) sono entrate in crisi, costringendo il governo californiano a finanziare le spese delle due compagnie. In seguito la Public Utility Commission ha acconsentito l’aumento delle bollette maggiorandole del 46%, gravando anche sulla situazione economica dei connazionali. Come conseguenza collaterale il governatore Davis è stato costretto a dimettersi dopo il collasso finanziario.
Noi stiamo andando da qualche anno incontro a una situazione simile, fuori controllo. Infatti, in barba al referendum votato dagli italiani l’8 Novembre 1987, l’Enel ha speso 2 miliardi di euro per attivare la centrale nucleare slovacca Mochovce, che si aggiunge alla già acquistata Bohunice, entrambi di fabbricazione sovietica obsoleta, appartenenti alla società elettrica Slovenske Elektrarne. Per quanto riguarda la centrale di Bohunice, la commissione UE ha chiesto lo smantellamento delle unità 1 e 2, istanza in seguito ritirata. L’Enel è un’azienda in cui lo Stato detiene la maggioranza relativa del capitale e di conseguenza è tenuta a seguire gli indirizzi politici delineati dal Parlamento. Infatti sono state approvate alcune leggi che hanno spianato la strada alla società in questione per la costruzione di inceneritori con finanziamenti pubblici. Una è la legge Bersani sulle biomasse che consente di bruciare il materiale inorganico, mentre la Cip6 decreta che il 7% della bolletta deve essere investito nelle fonti energetiche rinnovabili e “assimilate”. Questa parola, “assimilate”, ha letteralmente dirottato 35 miliardi di euro verso le centrali a carbone, nucleari e inceneritori, spegnendo la speranza di molta gente di avere finalmente aria respirabile e pulita nella propria città.
La Cip6 è stata applicata sul serio dato che è stata avviata la costruzione di 80 inceneritori su tutto il territorio nazionale, nel totale silenzio dei mass media. Anzi, in molti sospettano che il caso mediatico nuovo di zecca “emergenza rifiuti in Campania” sia scoppiato appositamente e strumentalizzato per ottenere il consenso della popolazione, altrimenti contraria al progetto. Eretti grazie ai soldi dei contribuenti, i termovalorizzatori “dovrebbero” produrre energia bruciando rifiuti inorganici(la cosiddetta immondizia), ma ci sono delle complicazioni immense che sono state omesse. La prima è che per “termovalorizzare” la spazzatura è necessario raggiungere temperature che provocano un consumo di energia più alto rispetto a quella ottenuta alla fine del processo. La seconda è che per ogni tonnellata di rifiuti bruciata corrispondono:

1- tonnellata di fumi immessi nell’ atmosfera
2- 300 kg di ceneri “solide”
3- 30 kg di ceneri “volanti”
4- 650 kg di acqua di scarico
5- 25 kg di gesso

( fonte www.nanodiagnostics.it )
La terza è la più grave di tutte ed è una delle notizie più censurate degli ultimi tempi: l’incenerimento a temperature elevatissime riduce la materia in piccolissime particelle, dette Pm 2,5, che sfuggono ai filtri dell’ impianto di sicurezza e possono viaggiare per circa 50 km prima di arrestare la loro avanzata. Secondo noti ricercatori, le nanoparticelle sono in grado di penetrare nei tessuti umani depositandosi negli organi, anche in quelli genitali, provocando tumori e la nascita di prole deforme.
La quarta è che la costruzione degli inceneritori nel basso Lazio e in Campania verrebbe, con ogni probabilità, appaltata da società legate alla camorra. Qui il problema è più complicato di quanto si possa immaginare. La mafia è riuscita a inserirsi perfino nei consigli comunali. Alcuni di essi (es. Casal di Principe e Casapesenna)sono stati sciolti e commissariati per infiltrazioni camorristiche. Questi e altri comuni necessitano di un intervento deciso dello Stato e del potenziamento dei mezzi delle Procure campane e delle forze dell’ordine e molto altro ancora.
Poi, in alcune città la costruzione delle “centrali della morte” è stata bloccata dalle proteste delle popolazioni locali, per niente entusiaste dell’idea di avere come “vicino di casa” uno di questi “mostri”. Ma, come se non bastasse, il governo aveva avallato (nel 2002) l’insediamento di Scaroni come amministratore delegato dell’Enel. Quest’uomo, travolto dalla valanga “Mani Pulite”, ha patteggiato un anno e quattro mesi di reclusione per aver dato tangenti al Psi di Craxi per ottenere appalti proprio dall’Enel mentre era dirigente della Techint. Dopo un breve “esilio” a Londra è tornato in Italia grazie ai buoni rapporti con personalità di spicco: Boniver, ex ministro; De Michelis, eurodeputato condannato a un anno e sei mesi per corruzione; infine Bisignani, democristiano, tessera P2 n. 1689, condannato a due anni e otto mesi per le tangenti Enimont, è stato il personaggio “chiave” del rientro. Da quel momento la sua vita arriva alla svolta decisiva con la nomina a presidente degli industriali di Venezia nel 2001 e ad amministratore delegato dell’Enel dal 2002 al 2005. Quest’ultima recentemente è finita nella bufera a causa della condanna di quattro ex dirigenti: Scaroni, Tatò, Buratto e Zanatta, per il reato di omicidio plurimo colposo, in seguito alla morte per tumore di alcune persone residenti vicino alle ricadute oleose provocate dalla centrale di Porto Tolle. Purtroppo certe cose accadono su tutto il territorio nazionale e per evitare lo stallo totale e la morte accertata di oltre 8000 persone all’anno serve un intervento deciso di tutte le forze politiche, ma qui ci sono altri problemi. Al momento in Parlamento siedono 17 deputati e senatori di ogni schieramento condannati in via definitiva dalla Corte di Cassazione e poiché i loro reati variano dalla corruzione, al favoreggiamento fino a reati di mafia, è difficile pensare che siano così seri e imparziali da poter intervenire con vigore in un caso di questa portata. Uomini che spolpano le aziende dall’interno o che collaborano con Cosa Nostra (sentenza definitiva per Andreotti, primo grado per Dell’Utri) come potrebbero affrontare una simile prova? Come farebbero a combattere uno dei simboli di quell’industria che li ha comprati, ai tempi di tangentopoli, a suon di “mazzette” ?
Queste sono le ragioni per cui l’ Italia non è (e se le cose non cambiano, non sarà mai) al passo con i tempi o quantomeno attenta all’ integrità di tutti i suoi abitanti. La questione delle fonti di energia rinnovabile è solo la punta dell’ice-berg e il problema non è la mancanza di tecnologie, ma il modo di gestirle da parte di chi detiene il Potere, che sembra non faccia altro al di là di trascinare il nostro Paese nell’ arretratezza e nell’ inefficienza. Per fortuna i vertici Enel sono cambiati e c’è da dire che almeno il nuovo presidente del consiglio di amministrazione, Piero Gnudi, non è un plurimputato, prescritto o rinviato a giudizio. Questo fa ben sperare, meglio di niente. Sperando che il cda decida di lavorare a pieno regime investendo saggiamente il denaro nella vera innovazione per una giusta causa (quella della salute e del futuro degli italiani invece delle pubblicità in tv con le prese elettriche nella sabbia)e che ritenga sia arrivato il momento di impiegare ogni mezzo a disposizione al fine di migliorare la qualità della nostra vita. E che preferisca il buon senso alla smania di profitti e ci lanci dritti nel tanto agognato progresso.




Marco Iannello

domenica 13 luglio 2008

Difesa della legalità o mania populista?


Difesa della legalità o mania populista?
Articolo scritto a quattro mani dal neo-fascista Elia Pirone e dal "travaglista" Marco Iannello

Dal 1992, anno dell’inizio dell’indagine Mani Pulite, avviata dai procuratori Di Pietro, Davigo, Borrelli, D’Ambrosio e Colombo, si è sollevato un conflitto che in questi ultimi giorni sembra aver assunto le caratteristiche dello scontro finale: quello tra i cosiddetti giustizialisti e la gran parte della classe dirigente italiana. Dopo tutti gli scandali di corruzione, Tangentopoli in primis, e la conseguente corsa all’impunità e alla candidatura a Senatori della Repubblica di personaggi poco raccomandabili (si veda Cuffaro, condannato a 5 anni per favoreggiamento) diversi movimenti sono nati per opporsi a tutto questo. I Grillini, capeggiati dal comico Beppe Grillo; il partito dell’Italia dei Valori, il cui segretario è l’ex pm di Mani Pulite; girotondini e via dicendo. Un attivissimo giornalista, Marco Travaglio, è diventato il simbolo della lotta contro la malapolitica e il malaffare. Ma diverse opinioni sono sorte riguardo tutti questi personaggi, alcune delle quali li raffigurano come persone che approfittano del tema “Giustizia” per accaparrarsi voti e vendere libri, dvd e la propria immagine. Generalmente vengono dipinti come “giustizialisti” dalle tv e dai giornali, totalmente in mano alla classe dirigente (partiti, grandi aziende, banche, Confindustria). Grillo risponde con forza ai mezzi di comunicazione convenzionali con uno strumento che lui stesso ha contribuito a diffondere: il blog. Di Pietro invece affronta direttamente in un faccia a faccia continuo in Parlamento i suoi nemici giurati. Mentre Marco Travaglio utilizza la sua penna tagliente per smascherare le vergogne del potere. Questo “comitato di giustizialisti”, come spesso viene chiamato, si difende da tale accusa dicendo che “la legge è uguale per tutti, nessuno ha il diritto di calpestare la Costituzione e cittadini per risolvere le proprie magagne” e perciò, chi chiede il rispetto della legge non è giustizialista ma soltanto una persona che non ne può più di vedere il Parlamento impegnato nello studio del Lodo-Alfano o della Blocca-processi. In sintesi: i vari travaglisti e grillisti chiedono che i condannati in via definitiva spariscano da Monte Citorio e che la giustizia torni a essere una cosa di tutti e non solo appannaggio dei soliti impuniti, mentre la quasi totalità dei politici risponde che si tratta solo di demagogia e qualunquismo, utilizzati al fine di ottenere consensi e guadagnare soldi a palate. Chi ha ragione? Io ho un idea molto chiara in proposito e ho avuto già modo di esprimerla su questo blog, ma vorrei approfittare del suddetto spazio per lasciare al mio amico Elia Pirone la possibilità di riassumere l’articolo da lui scritto sul suo space e per pubblicare uno scambio di vedute avvenuto tra il sottoscritto ed Elia sul blog “Topi di Fogna”.
Riassunto dell’articolo “Dio ci scampi dai figli di Grillo e dai fratelli di Travaglio”, a cura di Elia Pirone:
Oggi il popolo italiano sembra essere sotto l'influsso dell'ondata demagogica che con Di Pietro, Travaglio e Grillo ha invaso l'Italia. Se prima tutti sostenevano Veltroni in funzione antiberlusconiana, ora è Di Pietro il "garante" dell'antiberlusconismo. Ciò è l'esatta controprova che il fronte dell'opposizione non pensa ad altro che a "remare contro", a distruggere invece che costruire. ( http://lafogna1.blogspot.com/2008/07/dio-ci-scampi-dai-figli-di-grillo-e-dai.html )

Questa invece è la serie di botta e risposta tra Marco Iannello ed Elia Pirone riguardo l’articolo “Dio ci scampi dai figli di Grillo e i fratelli di Travaglio”:

Marco Iannello:
Di moda essere figli di Beppe Grillo e fratelli di Travaglio? O forse si è trovato qualcuno di decente in giro? Di Pietro non è una meteora politica ed è l'unica opposizione a Berlusconi, non ne vedo altre. Tu dai addosso a Di Pietro ma nel frattempo tieni una foto di Storace sul tuo blog, uomo indagato per aver fatto spiare alcuni avversari politici(tra cui la nipote del tuo duce)e per i casini combinati nella sanità quando era presidente della regione Lazio. E poi, uno che credo sia uno dei tuoi idoli fascisti, Pino Rauti, è stato indagato per diversi attentati degli anni ‘70 e rinviato a giudizio quest'anno per la strage di Piazza della Loggia. Per non parlare delle aggressioni di neo-fascisti e naziskin a chiunque gli capiti a tiro.
Elia Pirone:
Le "foto" - come le chiami tu - di Storace sono presenti nel sito perchè lui è il segretario nazionale al partito cui sono iscritto, La Destra. Egli è anche uno degli elementi di spicco del nostro movimento.Per quanto riguarda Rauti, non è del mio partito e in lui ci sono lati molto positivi come anche negativi (come in ogni persona, non ti pare?).Per quanto riguarda "le aggressioni neofasciste e naziskin", rispondo che tutti coloro che utilizzano come metodo politico e non la violenza gratuita e il terrorismo non sono degni di chiamarsi Fascisti.Tu, del resto, sei la controprova che il mio articolo è veritiero. Sei il perfetto prototipo del forcaiolo giustizialista stile Di Pietro. Pazienza, passerà questa ondata di dipietrismo dilagante.Saluti e viva il Duce.
Marco Iannello:
1)la frase "W il duce" mi fa venire il vomito 2)complimenti, uno come Storace segretario del partito a cui sei iscritto, c'e' da esserne fieri 3)Non sono giustizialista come dici tu, chiedo che la legge sia uguale per tutti, al contrario tuo che sei fascista (senz'altro sai che nel fascismo la legge non era affatto uguale per tutti). Forse per questo dici che gli altri sono giustizialisti, perchè non hai idea di cosa sia la giustizia. 4)La dittatura è una delle cose peggiori che esistano al mondo. 5)Dimmi una cosa positiva che ha fatto Pino Rauti, rinviato a giudizio per diversi attentati terroristici. 6)Forcaioli sono i fascisti 7)L'ondata dipietrista passerà solo se si tornerà allo stato di diritto o se si finirà in dittatura. Spero nella prima, non so tu, anche se un'idea ce l'ho. Se vuoi rispondermi fallo pure qui, passerò più tardi a leggere le tue illuminazioni. Ps: Mi sembri un bravo ragazzo, non rovinarti così.
Elia Pirone:
Visto che parli di Storace, posso ricordarti che il tuo caro Di Pietro lo scorso settembre propose una legge ANTI-intercettazioni? Bella coerenza eh, sarà perchè "Tonino" è un opportunista voltagabbana? A me pare di sì, mentre Storace mantiene un proprio pensiero coerente in quanto è uscito da un partito (AN) che aveva tradito i principi del MSI.A me sta a cuore l'ordine e la giustizia, ma ovviamente non nel senso in cui la intendono i veltroniani e dipietristi. La loro è giustizia da circo e, oltretutto, usata come arma politica. La dittatura a volte è necessaria per risollevare un Paese dalla rovina, così come fece fece il Duce che salvò il Paese dal collasso liberale a cui andava incontro e da istituzioni deboli e incapaci.Per Pino Rauti, ma ce l'hai con lui? Che ti ha fatto?Poi, se leggi l'articolo precedente, scoprirai che io sono contro la violenza "gratuita" e, anzi, sto lavorando per sfatare lo stereotipo del fascista violento che tu diffondi.
Marco Iannello:
Non diffondo nessuno stereotipo del fascista violento. In genere il fascista è violento. Non hai risposto alla domanda 5, hai detto che Pino Rauti ha fatto cose positive, quali? Si che ce l'ho con Rauti, è un fascista e un terrorista, non basta? Quale legge anti-intercettazioni propose Di Pietro? E non mi sembra che sia un voltagabbana, al contrario della nipote del tuo Duce, che esce dal Parlamento incazzata, poi rientra e firma tutto. I veltroniani lasciali perdere, sono una razza a parte. Secondo te qual e' la giustizia da circo di Di Pietro? Sei in grado di spiegarlo invece di usare frasi fatte? Te ne prego, vorrei capire cosa stai cercando di dire. Sono contento che tu sia contro la violenza gratuita, ci mancherebbe altro, ma dato che hai scritto "gratuita", sei a favore di altri tipi di violenza? Mussolini salvò il paese dal collasso liberale? Quali istituzioni deboli? Erano appena usciti dalla prima guerra mondiale, e' ovvio che fossero deboli e per questo gente come Mussolini è riuscita ad arrivare al potere. Cosa ha salvato? Ti sei dimenticato le leggi razziali? La cancellazione della liberà di stampa, di opinione, i tribunali speciali, l'assurda guerra in cui ci ha trascinato dove morirono 2 milioni di nostri connazionali?? O hai dimenticato tutto?
Elia Pirone:
Hai detto che non diffondi nessuno stereotipo del fascista violento, e poi subito dopo dici che il fascista in genere è violento. Dunque hai confermato quello che ho detto!Pino Rauti resta un uomo degno di rispetto essendo stato un elemento di spicco dell'ambiente missino e cameratesco. Evidentemente non sei informato dei fatti: a settembre scorso Di Pietro propose una legge anti-intercettazioni. C'è bisogno di spiegartelo, c'è bisogno di dirti cosa vuol dire anti-intercettazione o è chiaro? Il leader dell'IDV è un mercenario opportunista e incoerente con se stesso.Come tu non vuoi parlare dei veltroniani, io non voglio parlare di Alessandra Mussolini, della quale non condivido certi atteggiamenti esibizionisti.Ancora hai bisogno di spiegazioni per Di Pietro? Sto dicendo - più chiaro di così - che DI PIETRO USA LA GIUSTIZIA A SUO USO E CONSUMO, la usa come arma politica, non perchè crede veramente in essa.Si, sono a favore di una violenza legittimata dal contesto sociale. Se ci sono le condizioni per cui il popolo italiano deve usare la violenza per liberarsi da qualcosa che lo opprime o minaccia l'integrità della Patria o altri casi importanti, sì, sono a favore di un intervento anche violento.Il tuo discorso su Mussolini è denigratorio nei suoi confronti. Sembra quasi - secondo quanto dici - che chiunque potesse prendere il potere a quel tempo. No! L'Italia era frustrata per via della cosiddetta "vittoria mutilata" e per via della tensione sociale scoppiata tra borghesia-governo, proletariato-istituzioni (i reduci avevano problemi di ogni tipo ecc...) e così elecando. Ovvio che sarebbe troppo lungo parlarne, sta di fatto che l'Italia era lacerata da questioni gravissime e Mussolini fu l'uomo giusto al momento giusto. Prese il potere e risollevò l'Italia per 20 anni e poi, come sappiamo, il Paese ricadde nella barbarie partigiana e post-comunista.Per le altre questioni.Non condivido le leggi razziali, fu un errore. Il resto dei provvedimenti furono necessari poichè l'Italia necessitava di eliminare ogni ostacolo per procedere verso il recupero sociale e l'ascesa internazionale (dimentichi i giudizi positivi unanimi dei leader europei su Mussolini? Dimentichi che anche Gandhi si espresse a favore del Duce?).La guerra fu un errore fatale. Si perdette, e questo fu la fine del fascismo, purtroppo per l'Italia e per gli italiani.
Marco Iannello:
Ho detto "in genere e' violento". Non devi spiegarmi cosa e' una legge anti-intercettazioni, lo so benissimo da me so anche che Di Pietro non ha mai proposto una legge simile. Non e' un mercenario e non fa un uso politico della giustizia, quello semmai lo fa Berlusconi, che si difende fuori dai tribunali accusando i suoi giudici di essere “rossi”. Lui usa la giustizia cm vuole, con tutte le leggi-vergogna che gli vengono in mente per far saltare i suoi processi e mantenere il suo impero mediatico intatto. Pino Rauti non "resta un uomo degno di rispetto" perchè un terrorista non e' degno di nessun rispetto. Mussolini si denigrò da solo con l'uso della violenza, di leggi che uccisero le libertà fondamentali tipiche di ogni democrazia e si, se non ci fosse stato lui forse un altro avrebbe preso il suo posto, dato che l'Italia era debole e stravolta dalla guerra. Lui approfittò di questo.
Elia Pirone:
Non concordo assolutamente con nessuna delle tue affermazioni.
Marco Iannello:
Non basta, troppo facile. Secondo te un terrorista merita rispetto? Berlusconi non ha fatto tutte quelle leggi per far saltare i suoi processi? Leggi "Lo chiamavano impunità", te lo spiega molto meglio di me. Non sta promulgando la legge blocca-processi per bloccare il suo processo per corruzione giudiziaria? Non vuole abolire le intercettazioni per cancellare il suo processo per corruzione semplice, dove e' stato inchiodato tramite intercettazioni? Mussolini non usò la violenza e gli squadristi ?Non abolì le principali libertà del cittadino?
Elia Pirone:
Allora, Marco, questo è un post a tema, come i restanti del resto. Quindi si tratta, in questo caso, della deriva populista che ha preso l'Italia.Altre domande "omnicomprensive" non sono ammesse e d'altro canto penso di aver già risposto abbondantemente. Resta in tema, altrimenti i tuoi commenti non saranno pubblicati.
Marco Iannello:
Bene. Allora, la deriva di populismo non e' quella di Travaglio, Grillo e Di Pietro. Cosa c'entra il populismo con il chiedere il rispetto della legge e il cercare di impedire ad un uomo di piegare il Parlamento ai proprio interessi? Ieri la Guzzanti ha dosato male i termini e non condivido il suo linguaggio, ma resta il fatto che nelle intercettazioni si sente Berlusconi dire che Mara Carfagna ha fatto qualcosa di "orale" al Cavaliere. Secondo me il vero problema non e' questo fantomatico populismo ma il fatto che un presidente del consiglio raccomandi ragazze per comprare il voto di alcuni senatori e se ne porti a letto altre, tra l'altro con l'uso di pillole, come lui stesso ha affermato. Qui non si tratta di deriva populista ma di parole pronunciate dallo stesso Berlusconi, che si incastra da solo. Travaglio non ha detto che il lodo-Alfano serve a “stuprare e uccidere”, ma ha affermato che se una delle 4 cariche rese immuni dal lodo dovesse uccidere o stuprare sarebbe improcessabile per tutta la durata del mandato. Ovviamente il lodo serve solo a immunizzare Berlusconi che ha ben 4 processi pendenti.
Elia Pirone:
Ti arrampichi sugli specchi. La verità è che la giustizia e l'onestà si perseguono con una condotta seria e coerente, non in maniera forcaiola, populista e demagogica come i personaggi citati nell'articolo. Anche perchè a loro non interessa nulla di giustizia e onestà. Per loro questi concetti sono "contenitori di elettori" dai quali attingere e ottenere consenso. Una vergogna.
Marco Iannello:
Ah certo, quindi il giornalista Marco Travaglio(ripeto giornalista e non politico) spiega alla gente le leggi vergogna e le porcate del Parlamento per guadagnare voti, lui che politico non è? E Grillo? Anche lui raccoglie voti? Ma per favore. A me sembra che sia tu ad arrampicarti sugli specchi. Ti ripeto che hai ragione quando dici che la giustizia deve essere perseguita con coerenza, e proprio perchè così deve essere, per quale motivo 4 uomini devono essere portati al di sopra della legge dal lodo-Alfano? Perchè un uomo, per salvarsi dai propri processi penali deve sfasciare il sistema giudiziario? Secondo me chi si oppone a uomini come lui non è un giustizialista o un forcaiolo, come dici tu e i berluscones, ma un uomo coerente che sa quel che dice.

…Continua…

giovedì 10 luglio 2008

8 Luglio: girotondini, dipietristi, grillini, pidini e radicali contro il Caimano


Girotondini, grillini, dipietristi, pidini e radicali mandano un chiaro messaggio al Caimano

L’8 Luglio 100'000 persone si sono riversate in Piazza Navona, su invito di Antonio Di Pietro leader dell’Italia dei Valori, partito denominato dall’Economist “anti-corruzione”, di Beppe Grillo e di Marco Travaglio, per manifestare contro l’uso e abuso del Parlamento da parte del pluri-inquisito Silvio Berlusconi. Al centro dell’attenzione le leggi che di fatto aboliranno le intercettazioni telefoniche, che sospenderanno per un anno i processi dei cosiddetti reati “meno gravi” (che variano dallo stupro, alla rapina, alla corruzione giudiziaria, quella che interessa al Cavaliere) e che renderanno immuni le quattro più alte cariche dello Stato. Gli interventi di Grillo, Travaglio & Co. sono naturalmente stati distorti dalla stampa e dai telegiornali, per la maggior parte in mano a Berlusconi e ai partiti. Guardare i video per credere.
Meno brillante l’intervento di Sabina Guzzanti che ha parlato in modo volgare delle vicende di corruzione e raccomandazioni in cambio di sesso che vedono coinvolto il Presidente del Consiglio. L’attrice ha riassunto il contenuto delle intercettazioni telefoniche dove Berlusconi ammetteva di aver ricevuto favori “orali” da Mara Carfagna, guarda caso diventata Ministro delle Pari opportunità del governo Berlusconi. Ha aggiunto che anche la ragazza che ha partecipato al droga-party del deputato Udc Cosimo Mele dovrebbe, seguendo la stessa logica, poter diventare ministro o quantomeno parlamentare. La Guzzanti ha detto cose vere ma ha usato termini pesanti, e così facendo ha prestato il fianco ai “berluscones” e ai mezzi di comunicazione di proprietà del premier che non hanno esitato ad attaccare il suo intervento di Piazza Navona. Poi i giornali hanno aggiunto scandalizzatissimi che “la Guzzanti manda all’inferno il Papa”, dimenticandosi completamente che una cosa molto simile l’aveva già fatta Dante Alighieri nella Divina Commedia e per lo stesso motivo: le ingerenze della Chiesa negli affari di Stato.
Per quanto riguarda Beppe Grillo e i supposti insulti al Presidente della Repubblica Napolitano, il comico genovese si è limitato a dire che quest’ultimo assomiglia a Morfeo, il dio del sonno, perché “Sonnecchia. Firma delle cose. Questo patto della “Banda dei 4”. Ha firmato una cosa… Ve lo immaginate voi Pertini che firmava una legge che lo rendeva immune dalla giustizia italiana?[ ] Quando c’era Chiaiano, la discarica: la Polizia contro le famiglie, a Napoli, la sua città. Lui dove festeggiava? Dove andava? È andato da una famiglia di Chiaiano a festeggiare qualcosa? Era a Capri a sentire della musica con due inquisiti: Bassolino e la moglie di Mastella”. Qual e’ l’insulto? A me sembra che sia Napolitano che insulta gli italiani approvando leggi che calpestano la Costituzione e che rendono quattro cittadini al di sopra di tutti gli altri. Inoltre Napolitano ha anche un bel primato: è il primo Presidente della Repubblica a firmare una legge razzista, quella che punisce, a parità di reato e di danno, con un aumento della pena, il delinquente straniero irregolare rispetto a quello italiano.
Poi, e’ stato detto dai tg che il giornalista Marco Travaglio, commentando il lodo-Alfano, ha dichiarato che servirà a “stuprare e uccidere”. Ovviamente non è vero. Sono state estrapolate delle parole da un concetto corretto e usate a proprio uso e consumo dai tg asserviti al potere. Quello che ha detto Travaglio è che le quattro più alte cariche dello Stato, immunizzate dal lodo, potrebbero tranquillamente commettere stupri e omicidi senza finire sotto processo per tutta la durata del mandato. Ineccepibile.
Passando al temutissimo “giustizialista” Antonio Di Pietro, non si è affatto dissociato dalla manifestazione e nemmeno da Grillo o Travaglio: “Non mi dissocio dalle parole di Grillo. Non mi dissocio dalle parole di Travaglio. Non mi dissocio dalle persone di Piazza Navona. Certo, non avrei fatto ricorso alle espressioni utilizzate da Sabina Guzzanti ma io di mestiere non faccio satira come lei e quindi non ho bisogno di ricorrere ai paradossi ed alle iperbole per meglio far comprendere il problema. Esiste un diritto di critica e ieri è stato esercitato”. Strano, a sentire i telegiornali sembrava che Di Pietro si fosse dissociato dalla piazza. Vuoi vedere che i Tg non sono poi così obiettivi ?

martedì 8 luglio 2008

Dizionarietto del fascistello


Dizionarietto del fascistello
Rivisitazione storica degli anni cruciali del fascismo…in chiave ironica

Premetto che sono contrario a ogni forma di estremismo, comunismo compreso. Bene, ora sono al di sopra di ogni accusa e posso cominciare.
Dato che mi dicono che attacco in modo "becero e vigliacco" Berlusconi, ho deciso di parlare di alcuni giovani appartenenti a una corrente politica "molto più a destra".
Sembra che la gente abbia la memoria corta, non ricorda più cosa sia accaduto ai nostri nonni qualche decennio fa. Per questo certe persone ora si permettono il lusso di dare lezioni di vita a tutti, considerandosi i portatori della salvezza e di una nuova politica, che poi di nuovo non ha proprio niente. Quindi è ora di rinfrescarci la memoria:

Il fascismo nacque con la fondazione dei Fasci italiani di combattimento nel 1919 a Milano. Un fondamentale contributo alla nascita del fascismo fu dato dal movimento dello Squadrismo, ovvero l'organizzazione di squadre paramilitari con le quali si realizzò una sistematica demolizione dei movimenti politici rivali (socialisti, popolari, comunisti, sindacalisti) e la progressiva occupazione - con mezzi legalitari e illegali - di posizioni chiave nelle amministrazioni comunali.
Le squadre, che giunsero a raccogliere 300.000 aderenti, fornirono il nerbo della forza golpista con la quale, il 28 ottobre 1922 il Fascismo forzò la mano al sovrano Vittorio Emanuele III marciando su Roma.
Con il congresso di Roma del 9 novembre 1921 il fascismo si trasformò da movimento in partito. In seguito alla marcia su Roma del 28 ottobre il re Vittorio Emanuele III incaricò Benito Mussolini di formare un nuovo governo. Mussolini si presentò alla Camera con un governo di coalizione formato soprattutto da esponenti liberali, cattolici e da alcuni esponenti moderati dal Partito Fascista, ed ottenne la fiducia. Il programma politico aveva subito una serie di aggiustamenti con l'obbiettivo di favorire gli abboccamenti con le forze conservatrici e reazionarie, le quali iniziarono quasi da subito a finanziare il movimento. La presenza tuttavia di un'ala oltranzista nel PNF, rappresentata da elementi estremisti come Italo Balbo e Roberto Farinacci, impedì la "normalizzazione" delle squadre d'azione, che continuarono ad imperversare nel paese spesso fuori da ogni controllo. Ne fecero le spese numerosi antifascisti, il più importante dei quali, Giacomo Matteotti, che accusò in Parlamento Mussolini di aver vinto grazie a brogli elettorali, venne assassinato il 10 giugno 1924 durante un tentativo di rapimento da parte di una banda di squadristi capeggiata da Amerigo Dumini.
La cosiddetta "crisi Matteotti" che ne seguì mise il governo Mussolini di fronte ad un bivio: continuare a governare legalitariamente, rispettando quantomeno nella forma lo Statuto, oppure imprimere una svolta autoritaria. Mussolini, premuto dai ras dello squadrismo, optò per la seconda scelta. Il fascismo divenne dunque dittatura. [fonte: Wikipedia].

Vediamo ora la versione senz’altro non di parte del “dizionarietto dei fascistelli”:
Gli squadristi si chiamavano così perché giocavano a pallone nella squadra del quartiere e non andarono davanti ai seggi elettorali armati di mazze ferrate e, anche se lo fecero, era soltanto un modo per divertire gli elettori annoiati in fila alle urne. Matteotti era ovviamente un “becero vigliacco” (parole che tanto piacciono ai giovani fascisti. Fate caso alle parole che tendono a ripetere a cantilena) e si suicidò per la vergogna oppure perché si rese conto di essere un povero “becero” e non resistette all’umiliazione. Dopodiché, Mussolini non costituì una vera e propria dittatura ma una sorta di“governo sociale contro un insulso e becero relativismo culturale e sociale” (altre parole prese in prestito dal “dizionarietto del fascistello”. Come se poi il relativismo fosse una cosa insulsa. Senza il relativismo ci sarebbe dittatura o integralismo religioso. Il mondo è bello perché è vario). Il “nuovo leader democratico sociale non becero” (Mussolini) non cancellò le libertà di stampa e di opinione, furono i giornalisti a innamorarsi del fascismo e a decidere di appoggiarlo. Non sciolse il Parlamento, ma fu questo che si fuse da solo per via del gran caldo. Non imprigionò, torturò, esiliò chi la pensava diversamente. Sono leggende metropolitane messe in giro dagli storici “beceri e antisociali”. Questa è la verità, basta con questi Beppe Grillo, Marco Travaglio, Antonio Di Pietro! Rappresentano solo una moda che presto apparterrà al passato, evvai!! Mica sono come Mussolini, loro ormai appartengono al passato…Mussolini invece…oddio…oh no… non ditemi che è morto da oltre sessant’anni!!!

lunedì 7 luglio 2008

Nulla vidi e nulla sacciu


Una storia italiana (di mafia)
Gli ideali che Berlusconi sbandiera sono autentici o sono solo un mezzo per accaparrarsi i voti dei cittadini disinformati?

Il titolo, ripreso dal nome dell’opuscolo inviato da Silvio Berlusconi a due milioni di famiglie durante la campagna elettorale del 2001 che racconta una fase della sua vita, rappresenta il completamento della ricostruzione degli anni passati del Cavaliere, molto meno allegri di quelli commemorati da “Una storia italiana”.
L’opuscolo parla della vita di Silvio Berlusconi, del suo lavoro come cabarettista sulle navi da crociera o degli affari familiari, ma non tratta assolutamente un periodo della sua esistenza molto delicato, che lo vede vicino ad ambienti mafiosi e della massoneria deviata, a cavallo degli anni ‘70 e ‘80. Dato che ora è diventato per la terza volta Presidente del Consiglio dei Ministri dobbiamo cercare di capire una volta per tutte chi è il famigerato Mangano e cosa ha di così pericoloso il passato di Berlusconi.
Per fare luce sulla questione ho iniziato a leggere libri, “L’odore dei soldi” primo fra tutti, articoli presi dai giornali o da internet e a seguire le vicende giudiziarie di Berlusconi.
Ciò che balza subito agli occhi di chi approfondisce certe questioni è il passato oscuro del Cavaliere. Lui, essendo un uomo politico e che ricopre incarichi pubblici, dovrebbe fare chiarezza e rispondere alle tante domande che gli sono state poste dai magistrati e alle quali si è sempre sottratto avvalendosi della facoltà di non rispondere.
Di seguito, mi limiterò a raccontare avvenimenti appurati dai giudici nel processo per concorso esterno in associazione mafiosa a Marcello Dell’Utri, e confermati dalle testimonianze del Cavaliere, dello stesso Dell’Utri e di tutte le persone che citerò più avanti.

Nel 1974, Marcello Dell’Utri, braccio destro di Berlusconi e futuro fondatore e senatore di Forza Italia, si dirige in Sicilia in seguito alla richiesta del Cavaliere di assumere uno stalliere per la tenuta della sua villa di Arcore.
Nella migliore delle ipotesi si suppone che non abbia trovato nemmeno una persona in zona disposta ad accettare quel lavoro.
Dopo una breve ricerca sceglie un certo Vittorio Mangano e lo porta a casa di Berlusconi l’1 Luglio ‘74. Vediamo chi è questo “stalliere”:
Mangano è un boss mafioso della famiglia di Porta Nuova. Dal 1967, poco più che ventenne, ai primi anni ’70, è stato arrestato tre volte e condannato per assegni a vuoto, truffa, ricettazione, tentata estorsione e lesioni volontarie. Viene incaricato dal n. 1 di Cosa Nostra, Stefano Bontate, di curare gli interessi della cosca dirigendo i rapporti con gli imprenditori del Nord. E il referente con cui stringe legami fortissimi è proprio Dell’Utri, amministratore della società edile “Bresciano”e poi socio di Berlusconi.
Il boss, nel 1995, dirà ai giudici palermitani : “Io e Marcello ci siamo conosciuti fra la fine degli anni 60’e l’inizio dei 70’, quando lui gestiva la squadra di calcio della Bacigalupo”. Ma il loro primo incontro pare sia andato diversamente: I giudici di Palermo dichiarano che Marcello Dell’Utri sa tutto sul suo conto dal 1973, quando gli è stato presentato da Gaetano Cinà detto Tanino, esponente della famiglia mafiosa di Malaspina, indicato da diversi pentiti come l’uomo che ha versato a Cosa nostra, tramite le società di Berlusconi, “contributi” esorbitanti. Inoltre in un rapporto dei Carabinieri si legge :”Dell’Utri ha lasciato un impiego in banca per seguire Berlusconi e una volta qui ha chiamato Mangano, pur essendo perfettamente a conoscenza del suo poco corretto passato”.
Giunto ad Arcore, oltre che occuparsi di cavalli, Vittorio Mangano accompagna a scuola i figli del Cavaliere tutte le mattine. Presto si scopre il perché: in questo periodo i figli degli industriali sono al centro di sequestri di persona da parte della mafia, e Vittorio Mangano garantisce una certa sicurezza in materia.
Ma l’ambiente in cui si ritrova non è dei più limpidi:
Luigi Berlusconi, padre di Silvio, è direttore della Banca Rasini, indicata dai pm antimafia come la banca che ricicla il denaro dei boss nel periodo in cui Luigi la dirige. Inoltre, la capitalizzazione delle società del Cavaliere avviene in contanti, in modo tale da non lasciare tracce. Poi circa 114 miliardi di lire dell’epoca(250 milioni di euro di adesso)transitati sui conti del “Biscione”(appellativo per indicate l’impero Fininvest di Berlusconi) risultano provenire da fonti sconosciute e dirette su conti altrettanto ignoti e tra i finanziatori delle emergenti aziende televisive berlusconiane in Sicilia ci sono alcuni esponenti di Cosa nostra.
La Banca popolare di Lodi ha catalogato alcune holding Fininvest sotto il nome “negozi di parrucchiere”, per allontanare qualunque sospetto di illecito, e numerose altre sono state usate per una sola operazione. Come se non bastasse, il Cavaliere si serve di decine di prestanome, tra cui un 90enne paralitico e una casalinga, ai quali intesta le sue società. Tutte queste manovre sono state gestite dalla famiglia Previti.
Tornando a Mangano, secondo il pentito Salvatore Cancemi, lo “stalliere” ha ben altri incarichi. Infatti nel 1996 Cancemi dirà che alcuni dirigenti Fininvest pagavano alla mafia circa 200 milioni l’anno (circa 100'000 euro) tramite Dell’Utri e Mangano. Poi girerà il dito nella piaga dichiarando che:”Mangano mi spiegò che nella tenuta di Arcore furono nascosti diversi latitanti, fra cui i fratelli Grado, Giuseppe Contorno e Francesco Mafara”. Poi però Berlusconi smette di concedere la sua casa come rifugio, dopo il furto di oggetti di valore nella sua proprietà da parte dei latitanti. Racconta Gioacchino Pennino, collaboratore di giustizia:”Ricordo che commentando queste vicende lo Zarcone[boss di Cosa nostra]diceva:”Come al solito, nifacimmu canusciri e schifari”.
A chiarire meglio la “questione Mangano” ci penserà il pentito Francesco Di Carlo che dirà che, lui, Stefano Bontate(capo di Cosa nostra), Teresi, Berlusconi e Dell’Utri si sono incontrati per discutere dell’assunzione di Vittorio Mangano ad Arcore e si sono promessi “disponibilità” reciproca.
Poi, il 7 Dicembre 1974, viene rapito il principe Luigi D’Angerio ospite a casa di Berlusconi. Il sequestro per fortuna si rivela un buco nell’acqua perché i rapitori, a causa della fitta nebbia, si schiantano con l’automobile contro un albero e D’Angerio riesce a fuggire. Come presunto basista del fallito rapimento sembra essere proprio lo stalliere Vittorio Mangano. Ma le indagini terminano in un nulla di fatto.
Nel 1976 inizia a circolare tra i quotidiani locali la voce secondo la quale l’imprenditore Silvio Berlusconi dia ospitalità a un boss della mafia. A questo punto Mangano se ne va e si trasferisce nel centro di Milano, dopo aver convinto Dell’Utri e Confalonieri a lasciarlo andar via per non rovinare l’immagine del Cavaliere.
Mangano è stato poi condannato a due ergastoli per mafia, duplice omicidio e traffico di droga nel “Maxi-processo” istruito da Falcone e Borsellino e nel processo “Spatola”.
Nel frattempo, nel 1978, Silvio Berlusconi viene affiliato alla Logga deviata P2 del potentissimo “Maestro venerabile” Licio Gelli, con la tessera numero 1816.
Nel 1986 viene intercettata dalla Polizia una telefonata tra Berlusconi e Dell’Utri, che commentano così un attentato nella villa di Arcore:

Berlusconi: allora e’ Mangano…che succede se ha messo la bomba?
Dell’Utri: non mi dire, e come si sa?
Berlusconi: eh, da una serie di deduzioni…per il rispetto che si deve all’intelligenza
Dell’Utri: ah e’ fuori?
Berlusconi: si e’ fuori[dal carcere. Ma non e’ vero. Non sa che sta scontando la sua pena in prigione]
Dell’Utri: io neanche lo sapevo
Berlusconi: questa cosa qui, da come l'ho vista fatta con un chilo di polvere nera, una cosa rozzissima, ma fatta con molto rispetto, quasi con affetto... è stata fatta soltanto verso il lato esterno. Secondo me, come un altro manderebbe una lettera o farebbe una telefonata, lui ha messo una bomba.
Dell’Utri: alla Mangano,si si
Berlusconi: un chilo di polvere nera, proprio il minimo…
Dell’Utri: Sì, sì, cioè proprio come dire mi faccio sentire, sono qui presente.Berlusconi: Sì. Uno: "ma è arrivata una raccomandata, caro dottore?" Lui ha messo una bomba.(ride)Dell’Utri: Lui non sa scrivere!(ride)Berlusconi: Su con la vita!(...) la verità ai carabinieri gli ho detto, (...) telefonata, io trenta milioni glieli davo. Scandalizzatissimi. "Come trenta milioni?! Come?! Lei non glieli deve dare, noi l'arrestiamo!" Gli dico: "Ma nooo, su', per trenta milioni!". Poi mi hanno circondato la villa, no? (...) sera siamo usciti, io e Fedele[Confalonieri] dalla macchina, paurosissimi (...).

Al telefono Berlusconi ammette di pagare il pizzo senza problemi e i due difendono chi ha piazzato la bomba nella villa di Arcore(“fatta con molto rispetto, quasi con affetto”): Mangano, secondo loro. Ma successivamente Dell’Utri chiama Berlusconi e lo informa che Tanino Cinà gli ha assicurato che l’atto terroristico non porta assolutamente la firma di Mangano, dato che è in prigione.
Poi i Carabinieri scoprono che l’attentato è opera del clan di Nitto Santapaola, che vuole “avvicinare” il Cavaliere per arrivare al Presidente del Consiglio Bettino Craxi, molto amico di Berlusconi.
Nel frattempo, Marcello Dell’Utri, assunto da Filippo Alberto Rapisarda a Milano, continua a tenere stretti rapporti con lo “stalliere”, anche dopo la sua uscita di scena e il suo passaggio dalla parte dei corleonesi, vincitori della guerra di mafia.
In una telefonata intercettata, Gaetano “Tanino” Cinà chiama da Palermo Marcello Dell’Utri per domandargli un consiglio su quale regalo fare a Berlusconi, ma a rispondere è il figlio piccolo di Dell’Utri, Marco:

Marco:Pronto, chi parla?
Tanino Cinà:Marco! Marco! Marco! Marco?
Marco:Eh!
Cinà:Ciao, come stai?
Marco:Bene
Cinà:Bene? Ma io chi sono?
Marco:Tanino!!
Cinà:Ma…come fai a indovinare sempre?Ma…ma si può sapere come fai a indovinare?

Grazie a questo episodio risulta evidente l’assidua frequentazione di mafiosi da parte di Marcello Dell’Utri, che addirittura li ha presentati al figlioletto.
In un’altra telefonata intercettata dalla magistratura, l’attuale senatore di Forza Italia (scioltasi nel Popolo delle Libertà) parla con Vittorio Mangano di un certo “cavallo”da recapitare presso un albergo ma gli dice che non ha i “piccioli” necessari e che il Cavaliere non “sura”, non è disposto a prestargli i soldi.
Salvatore Borsellino dirà che Mangano con la parola “cavallo” intende partite di droga da contrabbandare.
Lo stesso giudice, il 21/5/92, rilascia un’ intervista al giornalista francese Fabrizio Calvi, affermando che sia lui che Giovanni Falcone stanno indagando sui rapporti tra Berlusconi e Mangano. Due giorni dopo, nella strage di Capaci, muoiono Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta. Borsellino, dopo aver confidato ai parenti che: ”A Palermo e’ arrivato il tritolo per me”, il 19 Luglio dello stesso anno salta in aria sotto casa della madre, in via D’Amelio, insieme ai cinque uomini della scorta. E scompare l’agenda dove Borsellino segnava gli appunti delle sue indagini: la famigerata Agenda rossa.
Così, morti i due giudici, le indagini su Berlusconi-Mangano si spengono in un nulla di fatto. Si deve ricominciare da capo.
Nel processo a Marcello Dell’Utri per concorso esterno in associazione mafiosa emerge- nonostante l’ostruzionismo dell’imputato che ha addirittura, secondo la Procura di Palermo, tentato di screditare i collaboratori di giustizia, trattando con alcuni malavitosi carcerati affinchè testimoniassero contro i suoi accusatori- che il partito Forza Italia sia stato costituito per fornire a Cosa nostra un forte aggancio politico e che lo stesso Dell’Utri ha messo Berlusconi nelle mani della mafia. Nella sentenza di condanna del Tribunale i giudici scrivono: “ La pluralità dell'attività posta in essere da Dell'Utri, per la rilevanza causale espressa, ha costituito un concreto, volontario, consapevole, specifico e prezioso contributo al mantenimento, consolidamento e rafforzamento di Cosa nostra, alla quale è stata, tra l'altro offerta l'opportunità, sempre con la mediazione di Dell'Utri, di entrare in contatto con importanti ambienti dell'economia e della finanza, così agevolandola nel perseguimento dei suoi fini illeciti, sia meramente economici che politici “. Inoltre, dice il pm Tescaroli: “possiamo affermare con assoluta certezza che il disegno criminale nel suo complesso, e del 23 Maggio 1992, si è mosso correlativamente al procedere di trattative volte a incidere sui poteri politici e istituzionali, per ottenere vantaggi per gli adepti dell’accolita”. Insomma, l’intento di Totò Riina, re indiscusso di Cosa nostra, è quello di creare un nuovo referente politico per abrogare il 41 bis(carcere duro per i boss)e l’ergastolo, ottenere la revisione dei processi ai mafiosi e altro ancora.
Prosegue Tescaroli: ”Maurizio Avola ha riferito che, negli ultimi mesi del 1992, si era svolta a Palermo una riunione dei vari rappresentanti delle “province”siciliane, nel corso della quale Riina aveva esposto il piano strategico ordito dall’organizzazione, consistente nell’instaurazione di un clima di attacco allo Stato che avrebbe consentito di togliere il vecchio sistema politico e di creare un clima favorevole per l’affermazione di un nuovo soggetto politico”.
Infatti una serie di attentati scuote la nazione e, insieme allo scoppio dello scandalo di Tangentopoli, incide sulla caduta dei due principali partiti italiani: quello Socialista e della Democrazia cristiana.
Il nuovo referente politico di Cosa Nostra tarda a nascere, nonostante i ripetuti incontri tra Dell’Utri e Mangano, testimoniati dagli appunti presi dallo stesso Dell’Utri sulla sua agenda personale. Il dirigente Fininvest Maurizio Costanzo infatti, anche lui membro della Loggia P2( tessera n. 1819) e amico dell’eroe Giovanni Falcone, spesso ospite delle sue trasmissioni, si oppone all’ingresso in politica del suo presidente Silvio Berlusconi e viene puntualmente messo a tacere dalla mafia. Il 14 Maggio 1993 in Via Ruggero Fauro, mentre Maurizio Costanzo siede in un auto con la moglie Maria De Filippi, una bomba esplode al passaggio della sua macchina. Per fortuna non ci sono vittime. Solo i due agenti della scorta privata rimangono feriti nell’attentato.
Come previsto dal piano di Riina, avviene un cambio di potere ai vertici dello Stato e gli attacchi cessano nel momento in cui sorge il nuovo referente politico: il 18 gennaio 1994 Silvio Berlusconi fonda Forza Italia e poco più tardi viene eletto Presidente del Consiglio. Quasi contemporaneamente viene annullato un attentato contro le forze dell’ordine davanti a uno stadio. Il piano prevedeva l’esplosione di una bomba che avrebbe dovuto massacrare parecchie decine di agenti.
I magistrati, e non solo, suppongono che Berlusconi sia sceso a compromessi con la mafia, firmando il cosiddetto “papello”, in cambio di voti e del “cessate il fuoco”. Il 15 Gennaio del 1993 il leggendario capitano Ultimo (vero nome: Sergio De Caprio, tenuto nascosto per motivi di sicurezza)del ROS dei Carabinieri, dopo aver arrestato Totò Riina, decide di non perquisire la casa del “boss dei boss” e addirittura la lascia incustodita per alcune ore ordinando la ritirata della pattuglia incaricata di sorvegliarla. In questo lasso di tempo i mafiosi riescono a ripulire, svuotare e riverniciare la casa di Riina. Ultimo si difenderà dicendo che voleva attendere l’arrivo di qualche altro pezzo grosso di Cosa nostra per arrestarlo, prima di dare il via alla perquisizione. Ma resta il fatto che non si è potuto scoprire in cosa consista il papello.
Più tardi, durante il governo Berlusconi, alcuni boss detenuti danno inizio a una sommossa nelle carceri, capeggiata da Leoluca Bagarella, perché “iddu pensa solo a iddu”. Tradotto in italiano: Berlusconi preferisce approvare leggi ad personam per far saltare i processi a suo carico invece di tener fede ai patti stretti con la mafia.
Durante la partita di calcio tra Palermo e Ascoli(dove è rinchiuso Riina)nel 2002, appare uno striscione con scritto: “Uniti contro il 41bis: Berlusconi dimentica la Sicilia”.
Perciò, non è difficile pensare che il referente di Cosa nostra sia proprio Forza Italia, l’attuale Popolo delle Libertà. Soprattutto se si tiene conto della sentenza di primo grado contro Dell’Utri, accusato di aver favorito l’organizzazione mafiosa garantendo: appoggi economici, essendo imprenditore, amico e socio del Cavaliere, e politici, avendo fondato Forza Italia.
Un altro motivo per cui il partito è stato fondato è che le aziende di Berlusconi contano cinque mila miliardi di lire di debiti e “se Berlusconi non fosse entrato in politica-afferma Fedele Confalonieri- saremmo sotto un ponte o in galera con l’accusa di mafia”. Quindi, occorre scendere in campo perché, parole di Berlusconi, “i nostri amici che ci aiutavano[i socialisti di Craxi] contano sempre di meno e i nostri nemici contano sempre di più”.
Arriva a rincarare la dose anche Ezio Cartotto, cofondatore di Forza Italia, che confessa alcuni particolari agli inquirenti : “Berlusconi temeva che entrando in politica potessero essergli rivolte accuse di contiguità con l’associazione mafiosa” e che, a causa del processo per concorso esterno, Dell’Utri viene additato da Berlusconi come il responsabile del calo d’immagine del partito, ma, racconta Cartotto: “Ricordo che la reazione di Marcello Dell’Utri mi stupì alquanto in quanto mi disse testualmente:”Silvio non capisce che deve ringraziarmi, perché se dovessi aprire bocca io…”.
Certo non si può dire che a Berlusconi & Co non sia andata bene: la Fininvest è l’azienda più potente d’Italia, Berlusconi è diventato per la terza volta Presidente del Consiglio e grazie ad alcune leggi-vergogna da lui approvate come la Cirami, la ex Cirielli, quelle sulle rogatorie internazionali e sulla depenalizzazione del falso in bilancio, molti processi a suo carico sono saltati per prescrizione o per cancellazione del reato (per mano dello stesso imputato, Berlusconi per l’appunto). Quello per corruzione semplice invece salterà appena avrà bandito le intercettazioni telefoniche e forse cadrà in prescrizione il processo Mills per corruzione giudiziaria grazie al provvedimento blocca-processi del suo governo.
Ma non tutto è andato per il verso giusto. Silvio Berlusconi è stato dichiarato colpevole per corruzione semplice, falsa testimonianza, falso in bilancio, tangenti a Craxi (All Iberian 1), ma prescritto grazie alla concessione delle attenuanti generiche e salvato dall’amnistia del 1989, mentre Marcello Dell’Utri è stato condannato a 9 anni in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa, a 2 anni per estorsione mafiosa e 2 anni e 3 mesi per false fatture e frode fiscale. In più, pochissimi giorni prima delle elezioni del 14 Aprile, Marcello Dell’Utri è stato accusato di aver tentato di comprare 50 mila voti degli italiani all’estero tramite la mediazione della ‘Ndrangheta. Naturalmente ai telegiornali è stato detto soltanto che un uomo vicino alla coalizione di destra avrebbe cercato di impadronirsi illegalmente di voti attraverso la mafia calabrese.
Il caso di Dell’Utri è l’unica vera falla nella corazzata messa in piedi dai forzisti. Quindi è perfettamente comprensibile che Berlusconi in un convegno del suo partito difenda a spada tratta il compagno, perché se questo venisse condannato in via definitiva potrebbe a quel punto rivelare ai magistrati tutti i misteri sul passato del leader della Casa delle Libertà e trascinarlo con se nel baratro. Quindi non c’è da stupirsi se Berlusconi, davanti a una folla ingenua che applaude, dichiari: “Vittorio Mangano non è mai stato condannato per mafia ma per fatti di pizzo”, quando invece abbiamo appena visto che è stato in prigione per scontare due ergastoli per associazione mafiosa, omicidio e traffico di droga, fino alla sua morte, avvenuta nel 2000. Non bisogna meravigliarsi nemmeno quando il Cavaliere, durante il finto confronto Berlusconi-Veltroni nella trasmissione Matrix condotta dal sedicente giornalista Enrico Mentana, dichiara addirittura che Vittorio Mangano non è mai stato condannato. Proprio oltre ogni limite. Se ci fosse stato un vero giornalista, Berlusconi sarebbe finito con le spalle al muro con una sola domanda, così come sarebbe accaduto al candidato premier del Partito Democratico, Walter Veltroni.
Ciliegina sulla torta, Marcello Dell’Utri, al termine di un’intervista con Klaus Davi, sembra mandare un chiaro messaggio alla mafia dicendo: “Mangano era un eroe”. Eroe perché? Un mafioso pluriomicida e trafficante di droga come fa ad essere un eroe? E perché Berlusconi ripete le stesse parole di Dell’Utri pochi giorni dopo? Forse Mangano era un eroe perché si rifiutò di collaborare con la giustizia? Queste parole non dovrebbero mai essere pronunciate da uomini della politica. Fare complimenti ai mafiosi reticenti è un brutto segno, qualcuno potrebbe pensare che Dell’Utri volesse indicare alla mafia chi le convenisse votare e chi apprezza l’omertà smontando ancora di più la traballante macchina della giustizia italiana.
Allora, forse, la risposta alla mia domanda “Gli ideali che Berlusconi sbandiera, libertà in testa, sono autentici o li usa solo per aggiudicarsi i voti della gente?” è che forse sta facendo i salti mortali per assicurarsi solo per se tutta questa libertà. O, visti i precedenti, magari una libertà vigilata. Meglio di niente.
Fonti: “L’Odore dei soldi”; “L’amico degli amici”;Wikipedia.











Presidente, si morda la lingua


Presidente, si morda la lingua


Cosa pensano di noi all’estero? Che idea si sono fatti i francesi o i tedeschi riguardo il popolo italiano?
Al termine di questo articolo tutto da ridere, si potrà intuire quale considerazione abbiano di noi i vicini europei.
Proviamo a vedere che immagine ha dato di noi oltre confine il sorprendente ex Ministro degli Esteri ad interim, il tragicomico Silvio Berlusconi.
Siamo nel 2002 e il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi decide di ricoprire l’incarico di Ministro degli Esteri, rimasto vacante dopo le dimissioni di Frattini.
Da questo momento, anche dopo aver abbandonato questo Ministero, inizia a dare spettacolo di se, mostrando tutto il suo repertorio umoristico in ogni parte del mondo.
A cominciare dalle semplici gaffe e dalla lettura di un testo inglese con la pronuncia fonetica, scritta dai suoi collaboratori per tentare di colmare il pesante vuoto linguistico.
Le sue divertenti asserzioni credo siano cominciate quando, durante un vertice dei Ministri degli Esteri europei in Spagna, si e’ tolto le scarpe per far vedere ai presenti che non usa i tacchi per sembrare più alto. O quando ha affermato che: “Margaret Tatcher mi ha detto che saremmo stati una bella coppia “.
Le esternazioni assurde in questo periodo sono all’ordine del giorno.
In uno scontro diplomatico con il governo francese per l’affare dell’Airbus europeo esclama: “Dare soldi, vedere cammello!”. Un po’ strano vero? Siamo solo agli inizi purtroppo.
In una puntata di Porta a Porta, tira in ballo perfino la Russia. Mentre disegna su un cartellone con la cartina dell’Europa le grandi opere che intende realizzare, all’improvviso traccia una linea orizzontale, con il pennarello, fino all’estremità della mappa. Alla richiesta di Bruno Vespa di spiegare cosa rappresenti quella linea, risponde: “Sto trattando con la federazione Russa del mio amico Putin per aprire un corridoio negli Urali e collegarci all’Oceano Pacifico”. Vespa sorride e si compiace di tale assurdità.
Nel faccia a faccia tra il Berluscomico e il primo ministro donna finlandese Tarja Halonen, per l’assegnazione della sede dell’Agenzia alimentare europea, scoppia il putiferio. Il Cavaliere, prima del ballottaggio tra le candidate favorite Italia e Finlandia, ha la splendida pensata di ironizzare sulle specialità culinarie scandinave : “Come si poteva pensare di collocare questa agenzia in un Paese che forse va molto fiero della sua renna marinata o del pesce baltico con polenta?”. Poi, eccitatissimo per il trionfo italiano nella contesa, dice: “Per portare l’Agenzia alimentare a Parma ho rispolverato le mie doti di playboy con la presidente finlandese Tarja Halonen”. Brividi!
I membri dell’opposizione parlamentare della Finlandia, non conoscendo l’indole stravagante berlusconiana, chiedono le dimissioni della Halonen, accusandola di aver tradito la nazione per una notte di amore con un uomo. E che uomo, poi!
Il governo, per sistemare la situazione, convoca immediatamente l’ambasciatore italiano e chiede la smentita del Cavaliere.
Purtroppo ignorano che il problema grosso di Berlusconi è che quando tenta di smentire, raddoppia il danno, e, come previsto, rincara la dose : “ Noi abbiamo il prosciutto di Parma, loro cosa hanno?il prosciutto di renna?!”. A questo punto, 170000 produttori agricoli finlandesi danno inizio alla ritorsione decretando il boicottaggio dei vini e degli oli italiani.
La situazione ora e’ troppo tesa, deve smentire per la terza volta…Si può addirittura immaginare cosa riuscirà a combinare!
A un convegno di Forza Italia, si presenta tronfio con la fotografia del primo ministro Tarja Halonen e, mostrandola ai suoi sostenitori, ride e dice: “Ma credete davvero che abbia fatto la corte a una così?! “. Addio, ci siamo giocati per sempre la Finlandia.
E pensare che il giorno dell’insediamento alla Farnesina aveva assicurato che avrebbe portato “un vento nuovo nella diplomazia italiana “. Tante speranze bruciate in malo modo.
Dopodiché, inizia a sparare numeri e statistiche palesemente false, e a casaccio per giunta: “ Abbiamo arrestato duecento terroristi islamici “. In verità sono stati arrestati solo due presunti terroristi (uno a Milano e uno a Brescia), ma lui ha aggiunto un paio di zeri tanto per arrotondare.
“Da quando siamo al governo c’e’stato un calo del 247% degli sbarchi dei clandestini “. Dubbi? Per diminuire gli sbarchi del 247% occorre che: 1) Non devono approdarne. 2) Addirittura dovrebbero andare via quelli che già sono arrivati in Italia!
Il peggio del peggio si ha il giorno di inaugurazione del semestre di presidenza italiana dell’Unione Europea al parlamento di Strasburgo. Alla normalissima domanda del capogruppo socialdemocratico tedesco, Martin Schulz, sul conflitto di interessi del neo presidente europeo Berlusconi, quest’ultimo risponde dandogli del “kapò nazista” e ai parlamentari indispettiti dalla sua battutaccia e arroganza, dei “turisti della democrazia”.
E’ simpaticissimo anche quando, in preda a un eccesso di umorismo, racconta una barzelletta sull’” elicottero che precipita”, in presenza del primo ministro polacco, costretto sulla sedia a rotelle da un incidente aereo.
Un’altra frase memorabile la pronuncia durante una serata di gala a Washington: “Vorrei qui ricordare l’attacco del comunismo alle Due Torri…”. Gli invitati restano sconcertati. Anche perché, prima della “delucidazione” del presidente italiano, erano convinti che l’attentato dell’11 Settembre fosse opera di Al Qaeda.
Oltre a questo, non tutti sanno che e’ anche un grande “scaricabarili”. Un esempio?
Appena prima dell’invasione dell’Iraq, Silvio Berlusconi deve prendere una decisone e schierarsi con gli Usa o con la coalizione anti-interventista nella quale spicca la Russia. La sua prima dichiarazione limpida sulla questione e’: “Ci sarebbero prove fotografiche che l’Iraq sta tentando di costruire missili di lunga gittata”. Poi, dopo il summit con Putin al Cremlino, fa marcia indietro: “Credo che in Iraq non ci siano più armi di distruzione di massa, perché c’e’ stato il tempo per la loro eliminazione o ricollocazione. E’ un mio parere personale”. La Casa Bianca si indigna e Berlusconi scarica la colpa sul presidente russo precisando che “Questa e’ la posizione russa, l’ipotesi che ha avanzato Putin…Putin ha cambiato la sua posizione”. Perciò, quello che prima era soltanto un “mio parere personale” ora diventa un’opinione altrui. Ma adesso sono in due ad arrabbiarsi. Sia Bush che Putin pretendono chiarimenti e rapide smentite. Allora il Cavaliere si improvvisa acrobata da circo, inventando una teoria tutta sua per non scontentare nessuno dei due leader, cercando di rimanere in equilibrio : “Anche Putin e’ convinto che Saddam Hussein stia operando per occultarle (le armi di distruzione di massa), per non farsi trovare con le mani nel sacco”. Ovviamente! Se Saddam avesse realmente costruito delle armi di distruzione di massa da scagliare contro il nemico occidentale, difficilmente avrebbe pensato di nasconderle e renderle inutilizzabili proprio mentre il nemico si appresta ad annientare il suo Paese.
Ma vediamo che immagine ha dato di noi in Inghilterra.
In un’intervista rilasciata al giornale “The Spectator” si permette anche di sdoganare il fascismo affermando che “Mussolini non ha mai ucciso nessuno: gli oppositori li mandava in vacanza al confino”. Successivamente, scoppiate le polemiche, si vede costretto a fare dietrofront. Ma come? Come negare una frase registrata su bobina? Non può nemmeno accusare i giornalisti di “The Spectator” di essere comunisti, dato che e’ risaputa l’ostilità britannica verso tale corrente politica. Cosa si inventa allora per salvare la reputazione?...Si da ubriaco! Usa come attenuante lo stato di ebbrezza, quando tutti sanno che e’ un aggravante e non certo una scusa valida.”Eravamo alla seconda bottiglia di champagne”, tenta di difendersi. Naturalmente non e’ vero, gli intervistatori ribattono: “Abbiamo bevuto solo tè freddo”.
Non sono le bugie a dare fastidio, quello che fa arrabbiare e’ che il Cavaliere trovi assolutamente normale che il presidente del consiglio si presenti ubriaco e con passo malfermo davanti alla stampa estera.
Ma la berlusconeide non e’ ancora finita.
Al vertice mondiale della Fao a Roma, mentre il presidente del Togo espone il dramma del Malawi, dove milioni di persone stanno morendo di fame, un Berlusconi visibilmente annoiato prende il microfono e interrompe il discorso dicendo: “Bisogna accorciare i tempi degli interventi perché la nostra non sarà una tragedia, ma anche noi abbiamo fame”. Silenzio in sala…
Invitato a sedersi e ad ascoltare cosa succede in Africa, il Berluscomico ricomincia a dare segni di spossatezza e disinteresse. Ormai non ce la fa più e, interrompendo il discorso dell’ultimo conferenziere che sta spiegando come ogni quattro minuti un bambino muoia di fame, esclama gioioso: ”Grazie di essere stati con noi, il pranzo e’ pronto, spero che il menù sia totalmente italiano, così in questo caso sarete soddisfatti”. Per concludere in bellezza, ormai entrato in trance, il Cavaliere si avvicina al direttore della Fao, Jacques Diouf, e gli stringe la pancia rinfacciandogli che: “Dovresti dimagrire un po’ “.
Senza contare le piccole gaffe o le battutine come queste:
“(sul mar Baltico) Bella questa Estuania!” o “ Ecco un uomo che ha sempre le mani in pasta…e’ ginecologo!”o ancora “Tengo duro, non abbiate paura, non mollo. E poi adesso ci sono le pillole…”
E come non citare il suo sproloquio durante l’incontro con i finanzieri di Wall Street “ Abbiamo anche bellissime segretarie, bellissime ragazze. Consiglio a tutti voi di fare investimenti da noi, perché li farete in letizia e con gioia, se non altro negli occhi”.
Dopo tutta questa confusione non e’ facile capire che mestiere faccia realmente Silvio Berlusconi. Imprenditore?politico?comico?
Un’idea nitida sull’argomento ce la fornisce Umberto Bossi. Alla dichiarazione del Cavaliere: “La politica italiana e’ un teatrino”, il leader della Lega risponde con questo “passo” illuminante: “ E tu sei il capocomico!”.

Marco Iannello

Fonte: “Le mille balle blu”.