martedì 15 luglio 2008

Enel e le prese elettriche nella sabbia



Da un po’ di tempo si parla di fonti energetiche rinnovabili, diverse in tutto e per tutto dal tanto conteso petrolio, inquinante e ormai in prossimità di esaurirsi. Se ne discute negli auditorium e a volte anche in determinati programmi televisivi. Il fatto curioso è che si dibatte su questo tema disquisendo sulle tecniche e il funzionamento dei moderni apparecchi (non certo così nuovi come si crede, dato che la tecnologia geotermica esiste da 100 anni e i pannelli solari da 200) tralasciando l’elemento principale: il perché in alcuni Paesi, Italia più di tutti, si e’ ancora così lontani dal sostituire le centrali elettriche, a carbone, nucleari o i termovalorizzatori con fonti energetiche pulite e rinnovabili. Le tecnologie e le idee ci sono, dove è l’intoppo ? Per rispondere a queste domande bisogna chiarire la situazione spiegando per filo e per segno cosa non va nel Bel Paese.
Rispetto al resto dell’ Europa più ricca, in materia di energia rinnovabile, siamo molto indietro: la Germania possiede un numero di pannelli solari ventisei volte superiore al nostro; la Danimarca tramite aerogeneratori produce il 2% del fabbisogno energetico danese; l’Islanda nel 1998 ha iniziato la conversione degli impianti nazionali dalle vecchie fonti all’idrogeno; in Spagna il sindaco di Barcellona ha autorizzato i concittadini a costruire da soli la propria casa, a patto che installino un impianto con i pannelli solari. Tutte le altre città hanno seguito l’esempio e ora il Paese iberico è diventato il terzo produttore europeo di energia fotovoltaica, rientrando nei parametri di Kyoto, mentre l’Italia, impegnatasi per ridurre le emissioni di gas del 7%, le ha aumentate del 14 %.
Ma non e’ finita qui, ci sono anche numerosi esempi di come i privati cittadini possano rendersi indipendenti dai “colossi inquinatori” semplicemente sfruttando il buon senso e lo spirito di collaborazione. A Schonau, in Germania, gli abitanti, non volendo ricevere la corrente da una centrale nucleare, hanno tagliato i cavi che incanalavano l’energia nel loro paese. Adesso producono elettricità mediante i pannelli, l’ idroelettrico o con il generatore in casa, facendo confluire il ricavato nella rete comunale dove un computer provvede alla distribuzione. Loro hanno capito che il futuro non è costruire grandi centrali che erogano energia disperdendola, con gravi conseguenze per la salute dei cittadini. Sanno che il valore immobiliare intorno a questi impianti si deprezza, mentre le case “modello Schonau” si rivalutano grazie al risparmio energetico. Allora sono gli altri troppo intelligenti e noi troppo stupidi per fare certe cose? Niente di tutto questo. Per smentirlo basta dire che l’ Italia è stato il primo Paese al mondo ad avviare un programma di sfruttamento dell’energia geotermica, nel 1904. Da ciò si deduce che il problema sta nella gestione nazionale della rete energetica, dal 1962 in mano all’ Enel, che ne detiene il monopolio. Già nel 2004 l’investigazione congiunta delle autorità antitrust ha dimostrato che un solo operatore, l’ Enel, gode di un sostanziale potere di mercato nelle macrozone Nord, Sud, Sardegna e Sicilia. Nel 1992 ha mutato il suo assetto e da ente pubblico è diventata una società per azioni e avente come maggiore azionista il ministero del tesoro con il 30%. Dato che un’azienda per essere privatizzata deve cedere ai privati almeno il 50% del capitale sociale, l’Enel per legge non è più soggetta al diritto pubblico ed è libera di imporre tariffari propri. Non so se la cattiva gestione sia riconducibile già al periodo precedente la privatizzazione, ma certo è che la privatizzazione impone come obiettivo principale l’incremento dei profitti a scapito dell’efficienza del servizio. Certe aziende non possono essere privatizzate proprio per ragioni di sicurezza e tutela dello Stato, come disse anche Luigi Einaudi. Per confermare la tesi del secondo Presidente della Repubblica occorre citare il caso della California, che ha sfiorato la bancarotta per debiti da 5 miliardi di dollari perché le società che gestiscono l’intero parco energetico nazionale (Southern California Edison e la Pacific gas & electric) sono entrate in crisi, costringendo il governo californiano a finanziare le spese delle due compagnie. In seguito la Public Utility Commission ha acconsentito l’aumento delle bollette maggiorandole del 46%, gravando anche sulla situazione economica dei connazionali. Come conseguenza collaterale il governatore Davis è stato costretto a dimettersi dopo il collasso finanziario.
Noi stiamo andando da qualche anno incontro a una situazione simile, fuori controllo. Infatti, in barba al referendum votato dagli italiani l’8 Novembre 1987, l’Enel ha speso 2 miliardi di euro per attivare la centrale nucleare slovacca Mochovce, che si aggiunge alla già acquistata Bohunice, entrambi di fabbricazione sovietica obsoleta, appartenenti alla società elettrica Slovenske Elektrarne. Per quanto riguarda la centrale di Bohunice, la commissione UE ha chiesto lo smantellamento delle unità 1 e 2, istanza in seguito ritirata. L’Enel è un’azienda in cui lo Stato detiene la maggioranza relativa del capitale e di conseguenza è tenuta a seguire gli indirizzi politici delineati dal Parlamento. Infatti sono state approvate alcune leggi che hanno spianato la strada alla società in questione per la costruzione di inceneritori con finanziamenti pubblici. Una è la legge Bersani sulle biomasse che consente di bruciare il materiale inorganico, mentre la Cip6 decreta che il 7% della bolletta deve essere investito nelle fonti energetiche rinnovabili e “assimilate”. Questa parola, “assimilate”, ha letteralmente dirottato 35 miliardi di euro verso le centrali a carbone, nucleari e inceneritori, spegnendo la speranza di molta gente di avere finalmente aria respirabile e pulita nella propria città.
La Cip6 è stata applicata sul serio dato che è stata avviata la costruzione di 80 inceneritori su tutto il territorio nazionale, nel totale silenzio dei mass media. Anzi, in molti sospettano che il caso mediatico nuovo di zecca “emergenza rifiuti in Campania” sia scoppiato appositamente e strumentalizzato per ottenere il consenso della popolazione, altrimenti contraria al progetto. Eretti grazie ai soldi dei contribuenti, i termovalorizzatori “dovrebbero” produrre energia bruciando rifiuti inorganici(la cosiddetta immondizia), ma ci sono delle complicazioni immense che sono state omesse. La prima è che per “termovalorizzare” la spazzatura è necessario raggiungere temperature che provocano un consumo di energia più alto rispetto a quella ottenuta alla fine del processo. La seconda è che per ogni tonnellata di rifiuti bruciata corrispondono:

1- tonnellata di fumi immessi nell’ atmosfera
2- 300 kg di ceneri “solide”
3- 30 kg di ceneri “volanti”
4- 650 kg di acqua di scarico
5- 25 kg di gesso

( fonte www.nanodiagnostics.it )
La terza è la più grave di tutte ed è una delle notizie più censurate degli ultimi tempi: l’incenerimento a temperature elevatissime riduce la materia in piccolissime particelle, dette Pm 2,5, che sfuggono ai filtri dell’ impianto di sicurezza e possono viaggiare per circa 50 km prima di arrestare la loro avanzata. Secondo noti ricercatori, le nanoparticelle sono in grado di penetrare nei tessuti umani depositandosi negli organi, anche in quelli genitali, provocando tumori e la nascita di prole deforme.
La quarta è che la costruzione degli inceneritori nel basso Lazio e in Campania verrebbe, con ogni probabilità, appaltata da società legate alla camorra. Qui il problema è più complicato di quanto si possa immaginare. La mafia è riuscita a inserirsi perfino nei consigli comunali. Alcuni di essi (es. Casal di Principe e Casapesenna)sono stati sciolti e commissariati per infiltrazioni camorristiche. Questi e altri comuni necessitano di un intervento deciso dello Stato e del potenziamento dei mezzi delle Procure campane e delle forze dell’ordine e molto altro ancora.
Poi, in alcune città la costruzione delle “centrali della morte” è stata bloccata dalle proteste delle popolazioni locali, per niente entusiaste dell’idea di avere come “vicino di casa” uno di questi “mostri”. Ma, come se non bastasse, il governo aveva avallato (nel 2002) l’insediamento di Scaroni come amministratore delegato dell’Enel. Quest’uomo, travolto dalla valanga “Mani Pulite”, ha patteggiato un anno e quattro mesi di reclusione per aver dato tangenti al Psi di Craxi per ottenere appalti proprio dall’Enel mentre era dirigente della Techint. Dopo un breve “esilio” a Londra è tornato in Italia grazie ai buoni rapporti con personalità di spicco: Boniver, ex ministro; De Michelis, eurodeputato condannato a un anno e sei mesi per corruzione; infine Bisignani, democristiano, tessera P2 n. 1689, condannato a due anni e otto mesi per le tangenti Enimont, è stato il personaggio “chiave” del rientro. Da quel momento la sua vita arriva alla svolta decisiva con la nomina a presidente degli industriali di Venezia nel 2001 e ad amministratore delegato dell’Enel dal 2002 al 2005. Quest’ultima recentemente è finita nella bufera a causa della condanna di quattro ex dirigenti: Scaroni, Tatò, Buratto e Zanatta, per il reato di omicidio plurimo colposo, in seguito alla morte per tumore di alcune persone residenti vicino alle ricadute oleose provocate dalla centrale di Porto Tolle. Purtroppo certe cose accadono su tutto il territorio nazionale e per evitare lo stallo totale e la morte accertata di oltre 8000 persone all’anno serve un intervento deciso di tutte le forze politiche, ma qui ci sono altri problemi. Al momento in Parlamento siedono 17 deputati e senatori di ogni schieramento condannati in via definitiva dalla Corte di Cassazione e poiché i loro reati variano dalla corruzione, al favoreggiamento fino a reati di mafia, è difficile pensare che siano così seri e imparziali da poter intervenire con vigore in un caso di questa portata. Uomini che spolpano le aziende dall’interno o che collaborano con Cosa Nostra (sentenza definitiva per Andreotti, primo grado per Dell’Utri) come potrebbero affrontare una simile prova? Come farebbero a combattere uno dei simboli di quell’industria che li ha comprati, ai tempi di tangentopoli, a suon di “mazzette” ?
Queste sono le ragioni per cui l’ Italia non è (e se le cose non cambiano, non sarà mai) al passo con i tempi o quantomeno attenta all’ integrità di tutti i suoi abitanti. La questione delle fonti di energia rinnovabile è solo la punta dell’ice-berg e il problema non è la mancanza di tecnologie, ma il modo di gestirle da parte di chi detiene il Potere, che sembra non faccia altro al di là di trascinare il nostro Paese nell’ arretratezza e nell’ inefficienza. Per fortuna i vertici Enel sono cambiati e c’è da dire che almeno il nuovo presidente del consiglio di amministrazione, Piero Gnudi, non è un plurimputato, prescritto o rinviato a giudizio. Questo fa ben sperare, meglio di niente. Sperando che il cda decida di lavorare a pieno regime investendo saggiamente il denaro nella vera innovazione per una giusta causa (quella della salute e del futuro degli italiani invece delle pubblicità in tv con le prese elettriche nella sabbia)e che ritenga sia arrivato il momento di impiegare ogni mezzo a disposizione al fine di migliorare la qualità della nostra vita. E che preferisca il buon senso alla smania di profitti e ci lanci dritti nel tanto agognato progresso.




Marco Iannello

5 commenti:

Elia Pirone ha detto...

Penso che, allo stato attuale, l'energia cosiddetta alternativa sia debole e assolutamente incapace di garantire la "copertura" energetica per tutti i cittadini italiani. Il nucleare è la nostra unica via. Ora che, con le nuove tecnologie, i rischi stanno praticamente a zero, ora che questo tipo di energia ci consentirebbe di renderci indipendenti dalle forniture francesi (eletricità) e russe (gas), dobbiamo assolutamente sfruttare l'occasione e dotarci anche noi di qualche bella centrale nucleare, in modo da stare al passo coi tempi ed entrare a far parte delle "vere" potenze europee.

Marco Iannello ha detto...

Mi piacerebbe che fosse così. I rischi non stanno a zero, guarda i casini in giro per il mondo(ovviamente censurati dalle nostre tv). Il costo dell'energia nucleare è troppo elevato e le centrali, se costruite adesso, entrerebbero in funzione fra 10 anni, quando ormai saranno diventate obsolete. Se tutto il mondo dovesse raddoppiare il n di centrali nucleari l'energia da esse prodotta non supererebbe il 7%della produzione mondiale. Inoltre non è stato risolto il problema dello smaltimento dei rifiuti tossici

Elia Pirone ha detto...

Dire "casini" non è del tutto esatto. Infatti, in questi giorni si sono verificati incidenti lievi come il surriscaldamento della temperatura delle centrali che, grazie appunto ai sistemi di sicurezza di cui sono dotati, hanno impedito qualsiasi danno collaterale. Del resto, non vedo nessuna censura.

Io sapevo che occorrono 5 anni...

Il 7% della produzione mondiale? In verità, anche allo stato attuale, è molto di più! Sui rifiuti tossici, hai ragione, dobbiamo trovare un modo per smaltirli senza pericolo e stoccarli in zone sicure.

Marco Iannello ha detto...

Un camion, non ricordo dove, si è ribaltato versando a terra i rifiuti tossici. Se andassimo a vedere quanti sono stati gli incidenti alle centrali nucleari troveremmo una bella sorpresa. Sono oltre cento, e nessuna tv ne ha parlato perchè i nostri politici vogliono il nucleare

Marco Iannello ha detto...

A proposito, in Francia ci sono stati altri 2 incidenti provocati da centrali nucleari pochi giorni fa. Alcune fughe radioattive hanno inquinato le acque vicine agli impianti. Per chi è ancora a favore del nucleare.