giovedì 2 aprile 2009

Chi sorveglia i sorveglianti??


Da diversi mesi si dibatte sulla proposta avanzata dalla Lega Nord riguardo la legalizzazione delle cosiddette ronde per far fronte all’allarme sicurezza. Queste ronde sono composte da ex carabinieri in pensione e civili che, secondo la Lega, armati di telefonino e buona volontà, aiutano le forze di Polizia a mantenere l’ordine pubblico. Teoricamente lo scopo delle ronde è quello di chiamare il 113 se dovessero ravvisare attività criminali nei quartieri dove “pattugliano”.
L’istituzione di questi gruppi di sorveglianti volontari potrebbe garantire maggiore sicurezza ai cittadini e colmare le lacune delle forze dell’ordine. In teoria. In pratica il discorso è un altro.
Per verificare se un provvedimento legislativo sia giusto o sbagliato, in questo caso la legalizzazione delle ronde, bisogna grattare via la crosta e analizzare a fondo le conseguenze di questi buoni propositi.
Innanzitutto, il fatto che siano armati solo di telefonino è difficile da dimostrare. E’ molto plausibile invece che i volontari “rondisti” pattuglino armati, soprattutto di notte quando il pericolo è maggiore, se non di pistola, quantomeno di coltello o di altre armi da taglio. E questo è un problema serio, perché in caso di scontro con un vero delinquente potrebbero verificarsi brutti incidenti, soprattutto in sfavore dei “rondisti”. E chi può accertarsi che non abbiano armi e che non succedano tragedie sull’esempio appena citato? Polizia e Carabinieri. Proprio quei corpi che dovrebbero trarre vantaggio dall’impiego delle ronde. Perciò i poliziotti sarebbero costretti a sorvegliare i sorveglianti organizzando delle contro-ronde per monitorarne l’attività, invece di inseguire i criminali.
Un altro grosso punto a sfavore della proposta leghista è che, a lungo andare, le ronde si sostituirebbero alle forze dell’ordine, abbandonandosi a regolamenti di conti, scontri fra “bande” e alle collusioni con chi dovrebbero controllare. E’ per questa ragione che tutti gli stati si sono muniti di forze di sicurezza pubblica. In Italia infatti, dopo il concorso per diventare agente di Polizia o dei Carabinieri, l’incorporamento viene effettuato in una Regione diversa da quella di nascita del candidato agente. Questo per evitare possibili collusioni con parenti, amici o conoscenti.
Inoltre, la Polizia pubblica assicura, nella maggior parte dei casi, lo stesso trattamento nei confronti di tutti e senza distinzioni mentre la polizia privata no. Figurarsi cosa potrebbe accadere in questo periodo di ondate xenofobe e razziste alle minoranze etniche, ci sarebbero soprusi e violenze ingiustificate ovunque. E uno stato che non protegge le minoranze non può definirsi democratico.
Un altro fatto allarma non poco lo scrittore Antonio Tabucchi, che afferma: "Quello che mi spaventa non è il futuro ma il passato", perché quello a cui stiamo assistendo è già successo, dato che la Storia è ciclica. Infatti le ronde, se strumentalizzate a dovere, diventerebbero molto simili ai “fasci di combattimento” fascisti ed essere usate per i medesimi scopi.
Il problema della sicurezza non può essere affidato ai comuni cittadini ma agli organismi preposti già esistenti. E’ vero, ci sono delle lacune nelle forze dell’ordine ma da che dipendono? Il governo ha imposto mesi fa un taglio pari a tre miliardi di euro al comparto sicurezza "in un momento già tragico per le forze di Polizia". A dirlo è il capo della Polizia, Antonio Manganelli, totalmente contrario ai tagli dei finanziamenti che hanno costretto gli agenti a parcheggiare centinaia di volanti guaste o senza benzina nei depositi del Ministero degli Interni. Solo nel distretto di Roma ci sono circa duecento volanti ferme e inutilizzabili mentre su Youtube gira un video dove vengono ripresi due poliziotti costretti a spingere la loro macchina in avaria.
Il governo ha spiegato che i tagli sono misure drastiche inevitabili per mancanza di liquidità dovuta al momento di crisi in cui ci troviamo. Ma se lo volesse davvero il governo potrebbe attingere denaro da molte fonti:
Per esempio si potrebbero sbloccare i patrimoni sequestrati alla mafia e parcheggiati in qualche conto bancario. Un altro modo sarebbe quello di pretendere che le concessionarie di slot machines, che hanno evaso fino ad ora novantotto miliardi di euro di tasse, ripaghino il debito che hanno nei confronti dello stato. Novantotto miliardi è una cifra molto interessante.
Ma non finisce qui, se non ci fossero interessi nel tutelare certi mercimoni si potrebbe recuperare altro denaro combattendo seriamente l’evasione fiscale che sottrae ogni anno allo stato circa duecentocinquanta miliardi di euro. Quel poco che è stato fatto nella scorsa legislatura, come la tracciabilità dei pagamenti e la non trasferibilità degli assegni, che aveva portato nel Tesoro circa diciotto miliardi è stato cancellato in questa. Poi si potrebbe re instituire il reato di falso in bilancio che permette la creazione di ingenti fondi neri esentasse e combattere il lavoro nero che ci sottrae miliardi di euro all’anno.
I problemi legati alla sicurezza non sono dovuti solo alla mancanza di finanziamenti ma anche a questioni strutturali del sistema giudiziario. E’inutile che i poliziotti arrestino i delinquenti se poi è praticamente impossibile assicurarli alla giustizia. Il 90% dei processi termina in un nulla di fatto a causa della prescrizione e al numero esagerato di agevolazioni e attenuanti. La richiesta del rito abbreviato e la confessione del reato garantiscono, ciascuna, lo sconto di un terzo della pena e per una condanna fino a tre anni non è prevista la carcerazione grazie alle pene alternative e alla sospensione condizionale.
La tragedia è che la maggior parte di questi provvedimenti legislativi sono stati approvati da quella coalizione politica che si vanta di rappresentare “la politica della sicurezza”. La legge ex-Cirielli, per esempio, ha dimezzato i tempi della prescrizione mandando in fumo centinaia di migliaia di processi. Per cui, per non finire in galera basta fare affidamento su un avvocato che rallenti il processo e che in caso di condanna di primo grado faccia sempre automaticamente ricorso in appello, a costo zero. In Inghilterra chi ricorre in appello dopo la condanna e perde nuovamente è costretto a risarcire allo stato le spese processuali per il tempo perduto. Si potrebbe fare la stessa cosa in Italia. Inoltre, per accorciare ulteriormente l’iter giudiziario, si potrebbe abolire l’appello dato che tre gradi di giudizio( più l’udienza preliminare) esistono solo nel nostro Paese. Poi si potrebbero cancellare dal codice penale alcuni reati per i quali è previsto il processo e che servono solo a intasare le aule dei tribunali (come il mancato pagamento del ticket autostradale) e lasciare i Pm liberi di intercettare le telefonate dei presunti delinquenti.
Tutto questo è l’unica soluzione logica e ragionevole all’annosa questione della sicurezza. Le ronde non sono la risposta e il tempo lo dimostrerà.

4 commenti:

Mary ha detto...

Ciao Marco, bentornato!
L'ennesimo spot di questo governo di fantocci, quello delle ronde.
Quando un governo affida la sicurezza ai cittadini è perchè non è in grado di governare fenomeni come l'immigrazione e la criminalità.
Per me è il fallimento, ma noto che la maggior parte degli italiani ama farsi prendere per i fondelli.
Ignoranza o colpa dell'enorme potere mediatico del berlusca?
Ciao!

Marco Iannello ha detto...

Ciao Miryam,
Tutte e due secondo me!

Dario (Italianoallestero.com) ha detto...

la ronda va proprio contro il concetto di stato (monopolio della violenza) tutto ciò che hai spiegato aggrava la situazione ma di per sé la ronda è negativa, figurati fatta da leghisti frustrati.
Blogger

Marco Iannello ha detto...

Concordo