lunedì 18 agosto 2008

Pubblicità, turbocapitalismo e lobbies


Da sempre invadente e volgare, la pubblicità è considerata uno strumento essenziale per il progresso in una società capitalista. Ma c’è modo e modo. L’eccesso non può essere tollerato, siamo sommersi da volantini, manifesti, reclame in radio e in tv e chi più ne ha più ne metta. Nessuno ne parla, addirittura nei temari compaiono, sotto la voce “Pubblicità”, fiumi di parole sul sistema di propaganda, ma non viene spesa una sola sillaba sul diritto dei cittadini di non subire vere e proprie violazioni di domicilio. Il peggio del peggio giunge direttamente dalla cosiddetta elite, da presunti uomini di cultura che si scandalizzano solo quando i proprietari di reti televisive interrompono i film d’autore con l’inserimento degli spot. Questa elite, senza rendersene conto, fa dei danni incredibili. E’sempre pronta a “salire in cattedra” e guardare le pagliuzze ma non vede le travi, cose veramente gravi celate dietro le loro questioni “culturali”. Il problema principale non è il fatto che sia fastidiosa o in continua espansione, ma che sia a pagamento, peraltro non dichiarato, e che infonde falsi ideali. In pochi sanno che la pubblicità che arriva nelle nostre case dal tubo catodico e dalla radio è costosissima per noi. Il pagamento non avviene tramite le bollette o le imposte dirette, altrimenti sarebbe troppo esplicito e qualcuno potrebbe ribellarsi, ma mediante il gonfiamento del prezzo del prodotto sponsorizzato. Gli spazi radiotelevisivi costano carissimo(arrivando a toccare svariati milioni di euro per uno spot di pochi secondi) e le aziende, di conseguenza, alzano i prezzi delle loro merci per coprire queste spese, a danno dei consumatori ovviamente. Quindi, ognuno di noi paga la tanto odiata pubblicità ogni volta che va a fare la spesa in un qualsiasi mercato, “super” o “mini” che sia, senza saperlo. Se tutti sapessero che il prezzo di un prodotto è determinato quasi esclusivamente dal battage che gira attorno ad esso, scomparirebbe il “luogo comune” secondo cui un prodotto costa più di un altro identico perchè è di qualità migliore. Tutto questo ha origine con il mercantilismo ideato dal ministro delle finanze, al servizio di Luigi XIV, Jean-Baptiste Colbert. Colbert intendeva garantire il trionfo delle merci di lusso(cristalli, tappezzerie e tessuti di alta qualità) concedendo ai produttori nazionali sgravi fiscali e prestiti con bassi interessi. Poi con il trascorrere dei secoli la degenerazione del sistema ha portato alla nascita di concentrazioni di poteri economici e politici nelle mani di pochi gruppi industriali e bancari, talvolta criminali. Queste lobbies possono pilotare le scelte di uno Stato nella direzione che più le aggrada, spesso danneggiando gravemente l’ambiente, la stabilità del Paese e le tasche dei cittadini. Un guadagno illimitato, infatti, lo si può ottenere con un’economia fondata sull’usa e getta e sulla devastante globalizzazione economica. Edward Luttwak ha definito questo meccanismo: “turbocapitalismo”. La parola “turbocapitalismo” rende meglio di ogni altra l’idea di quello che sta accadendo nel nostro pianeta. La globalizzazione ha portato le lobbies a livelli internazionali con conseguenze pesantissime sulle popolazioni del Terzo mondo. Tramite questo processo sono riuscite ad ampliare la portata dei loro affari e a raggiungere obiettivi impossibili senza l’evolversi di questo fenomeno internazionale.
E’naturale che ora la politica sia appannaggio esclusivo della classe dirigente. La corruzione del potere politico in Italia era presente già agli inizi del Novecento, a braccetto con le collusioni mafiose. La condotta di queste persone è lo specchio della società nella quale si trovano. Una società tra l’altro addormentata e lassista che permette ancora adesso alla classe dirigente di sguazzare in fiumi di tangenti e in conflitti di interessi enormi. E il conflitto di interessi sta poco alla volta sostituendo il vecchio e poco galante “sistema delle mazzette”, proprio perché garantisce una forma di corruzione sistemica basata sull’assegnazione di cariche di nomina politica. I contanti non servono più, basta fondere i controllori con i controllati.
Le recenti indagini di Clementina Forleo, e di altri magistrati prima di lei, hanno delineato un profilo agghiacciante dell’Italia: Imprenditori che finanziano illegalmente i partiti e che sono indebitati nei confronti delle banche. Quest’ultime fanno la voce grossa e impongono alle aziende con debiti verso di loro(quindi soggette al loro controllo), di acquistare società sull’orlo del fallimento di proprietà di amici o di amici degli amici. Il caso Parmalat è un esempio calzante di come il suo presidente, Calisto Tanzi, fosse asservito al presidente di Capitalia Cesare Geronzi (inquisito per bancarotta fraudolenta e usura). Il giudice per le indagini preliminari Pietro Rogato, scrive: "si assiste a un progressivo tendenziale esautoramento del potere decisionale di Tanzi a favore degli interlocutori bancari.. l’occupazione di Parmalat da parte di Capitalia fu operazione condotta con una certa brutalità". Geronzi costrinse Tanzi a rilevare le acque minerali Ciappazzi, di proprietà di Ciarrapico, appena entrate in crisi. Per poter ottenere la restituzione dei prestiti concessi a Ciarrapico era necessario che le acque Ciappazzi non fallissero, e per questo motivo il banchiere impose il pessimo affare alla società di Collecchio. Inoltre, secondo la Procura di Parma, dal ‘93 circa dodici milioni di euro sono stati versati dal Gran Lattaio a numerosi parlamentari, consiglieri regionali, provinciali e comunali per assicurare alla sua azienda una forte copertura politica. Il che spiegherebbe come mai è emerso così tardi lo stato catastrofico delle casse della Parmalat.
Un altro esempio appropriato della concentrazione di potere che è avvenuta in questi anni è la vicenda dei “furbetti del quartierino”. Ricucci, Fiorani, Consorte, insieme ad altri banchieri, immobiliaristi e imprenditori, hanno tentato di acquistare illegalmente le quote di Rcs mediagroup (detentore delle quote del Corriere della Sera) di Bnl e della Banca Antonveneta. I “furbetti” sono accusati anche di aver ricevuto l’appoggio diretto e non solo morale di pezzi grossi della politica. Fiorani è anche sospettato di aver comprato il beneplacito di alcuni parlamentari sulla permanenza di Fazio ai vertici della Banca d’Italia. Poi, deputati e senatori di ogni schieramento, primi fra tutti D’Alema, Fassino, Latorre, Berlusconi, Grillo(Luigi, da non confondere con il comico) e l’immancabile Dell’Utri, risultano aver supportato gli scalatori nel loro piano criminale. Il vantaggio politico di questa operazione è semplice da individuare: la spartizione di tre banche poco prima delle elezioni 2006. Consorte, a capo delle Coop rosse avrebbe dovuto assicurare alla sinistra la Bnl mentre Fiorani, della Bpl, legato a Berlusconi, avrebbe tentato di garantire alla destra l’Antonveneta, e contemporaneamente Ricucci avrebbe dovuto assaltare il primo quotidiano d’Italia, Il Corriere della Sera. E, come i tre moschettieri, si aiutavano a vicenda nelle loro imprese fuorilegge incrociando accordi occulti attraverso diverse cordate e si sono resi colpevoli di aggiotaggio, insider trading e concerto occulto. Questo dimostra come funziona adesso la nostra economia e purtroppo non fa ben sperare per il futuro. Come dice il Pm palermitano Roberto Scarpinato, l’articolo 1 della Costituzione in realtà dovrebbe essere modificato così: "l’Italia e’ una Repubblica fondata sulla corruzione".

venerdì 15 agosto 2008

Arrestate la Polizia!


Riporto la lettera postata sul blog di Beppe Grillo da parte di Fausto Fanelli, componente del direttivo nazionale COISP, che denuncia le azioni intraprese dal governo Berlusconi contro le Forze dell’Ordine. Tanto per ricordare ai "belli addormentati" che a Berlusconi non importa nulla della sicurezza degli italiani, ma solo della sua. E dopo gli attacchi al suo nemico di sempre, la magistratura, ora prende a bastonate anche la Polizia.

“le posizioni del COISP (Coordinamento per l'Indipendenza Sindacale delle Forze di Polizia), a riguardo di moltissime iniziative intraprese da questo governo, sono assolutamente critiche, perché contrarie alla nostra Costituzione e al buon senso!Non siamo d’accordo con l’utilizzo dei militari nella gestione dell’ordine e della sicurezza pubblica; non siamo d’accordo con certi provvedimenti in odore di “razzismo”; non siamo d’accordo con la figura del sindaco sceriffo; non siamo d’accordo con alcune iniziative di autotutela privata quali, per esempio, le ronde padane e non siamo assolutamente d’accordo con i tagli ingiustificati e assurdi che sono stati intrapresi ai danni del comparto sicurezza. Si parla di tre miliardi di euro! Questi tagli, ora, sopraggiungono in un momento già disastroso per le forze di Polizia.Mi preme farvi notare che recentemente tutti, e ripeto TUTTI, i sindacati del comparto sicurezza e difesa hanno manifestato di fronte alle Prefetture d’Italia, distribuendo un volantino che informava la cittadinanza delle assurdità intraprese dall’attuale governo. Queste bestialità, peraltro, sono andate evidentemente contro le promesse fatte dal centro destra in periodo elettorale. Logicamente, le televisioni nazionali non ci hanno dato lo spazio adeguato e il legittimo interessamento. A onor di cronaca, solo la stampa e le tv locali ci hanno dato il giusto interesse.In questo momento, ci stiamo organizzando sulle iniziative da intraprendere. Resta però fermo il principio che, in attesa di stabilire la prossima forma di protesta, dobbiamo continuare a dare il massimo risalto ed eco contro le incoerenze e le contraddizioni presenti in questi provvedimenti governativi.Dobbiamo, innanzitutto, denunciare energicamente l’ultimo decreto, il cosiddetto provvedimento “anti-fannullone”, che ci vede fortemente penalizzati anche rispetto alle altre realtà pubbliche. La norma prevede che il dipendente delle forze di polizia che si ammala deve corrispondere, per i primi dieci giorni, un taglio della paga giornaliera pari a 20 euro(nell’ipotesi di uno stipendio base). L’inconcepibile provvedimento dice che la norma non deve essere applicata alle malattie dipendenti per causa di servizio. Il problema è che, prima che ti venga riconosciuta la “causa di servizio”, passano anche sei o sette anni dall’evento. Intanto, però, ti tolgono i soldi dallo stipendio. Al legislatore non interessa che devi pagare il mutuo; che hai dei figli e la moglie a carico; che hai la rata della macchina da pagare e che hai le tasse e le spese da sostenere come tutte le persone di questo mondo. Il ministro Brunetta, artefice di questo scempio, facendo leva su un legittimo dissapore dell’opinione pubblica avverso ad alcune forme di assenteismo, ha voluto adottare un provvedimento punitivo e discriminatorio nei confronti di tutti i dipendenti statali e in misura ancor maggiore - come spiegavo - agli appartenenti alle forze di polizia.Abbiamo apprezzato ed esprimiamo tutta la nostra ammirazione nei confronti del dott. Di Pietro per la sua strenua e tenace difesa a favore degli appartenenti alle forze dell’ordine! Abbiamo letto sulla stampa nazionale, con somma gioia, le tue posizioni in cui hai giustamente schernito il demagogico e ipocrita provvedimento inerente, appunto, l’utilizzo di militari nelle nostre città.Ti ringrazio ancora.” Fausto Fanelli - Componente del direttivo nazionale COISP